Di che cosa parliamo
- Come fotografare un bambino che non ha voglia di posare
- Come trovare un’inquadratura diversa dal solito
- Come mettere a proprio agio un soggetto difficile
- Come risolvere la timidezza davanti all’obiettivo
- Come ritrarre un bambino in modo creativo
1. Come fotografare un bambino che non ha voglia di posare
Spesso per ottenere una grande posa è sufficiente riempire un’inquadratura con un’espressività invitante. All’inizio del servizio, questo bellissimo bambino non era per nulla coinvolto. Ci trovavamo in un ampio giardino botanico, sotto la luce del tardo pomeriggio, e ho dovuto lavorare parecchio per attirare la sua attenzione. Abbiamo trovato una zona ombreggiata tra due raggi di luce e ho predisposto un riflettore in modo che il lato bianco riflettesse la luce sul suo viso. Mi sono assicurata che l’illuminazione fosse idonea e che le impostazioni tecniche fossero corrette ancora prima di valutare la posa o l’espressione.
È importante procedere in quest’ordine con i bambini che non sono interessati a essere fotografati. Per conquistare la sua attenzione ho allontanato la fotocamera dal viso: il bambino ha iniziato a guardarmi mentre chiacchieravo con lui e ho così potuto conquistare il suo interesse.
Conquistare l’interesse poco a poco.
Solo allora sono passata a un’inquadratura orizzontale, posizionando il soggetto in modo che le gambe fossero tese di lato mentre il busto era ruotato verso di me. Visto che il suo interesse rimaneva alto solo se riuscivo a coinvolgerlo in maniera divertente, gli ho chiesto di mostrarmi quanto velocemente riusciva ad alzarsi e a correre verso di me, avvisandolo che avrei contato ad alta voce per scoprire se ci sarebbe riuscito in meno di cinque secondi.
Si è alzato di scatto e io ho continuato a fotografarlo mentre correva verso di me. L’ho invitato a riprovare, per vedere se poteva andare ancora più veloce e, dopo aver individuato il percorso che avrebbe compiuto, abbiamo posizionato il riflettore per illuminare la zona di arrivo. La luce era molto intensa, quindi abbiamo potuto lavorare bene in termini di dimensioni dell’area da illuminare.
Il bambino ha fatto un’altra decina di salti e io ho continuato a fotografarlo nella modalità a raffica; mi sono però resa conto che mancava un po’ di messa a fuoco sui suoi occhi. Per questo ho provato a fotografare a f/1,4, ma è una profondità di campo troppo ridotta per un soggetto in movimento! Ho quindi spostato l’apertura a f/1,8 e abbiamo riprovato. Ho infine valutato le sei immagini ottenute e ho scelto quella che sarebbe diventata la mia immagine finale: la trovo bellissima perché gli occhi del bambino sono pieni di vita e il suo protendersi verso l’obiettivo crea una scintilla nei suoi occhi. Tutto il resto è opportunamente fuori fuoco.
Gli occhi dicono tutto: la foto è riuscita.
2. Come trovare un’inquadratura diversa dal solito
Stavo fotografando questa bambina già da un po’ di tempo prima di arrivare a questa predisposizione. L’ho fotografata da davanti, ma anche dall’alto verso il basso, durante l’intero servizio ed ero soddisfatta dei risultati. Volevo però vivacizzare le cose in modo da proporre qualche immagine diversa. L’ho quindi fatta salire su un vecchio bidone e ho regolato l’angolazione per fotografarla dal basso.
Eravamo ormai alla fine del servizio, quindi com’è normale la bambina tendeva a distrarsi facilmente. Mi sono sdraiata sulla schiena, principalmente per attirare la sua attenzione (avrei potuto ottenere lo stesso risultato accovacciandomi). La buona notizia è che la posizione di ripresa ha funzionato molto bene; quella cattiva è che la retroilluminazione era così forte che la maggior parte dei suoi capelli risultava completamente sovraesposta.
Ha dato una mano anche il papà. Alla lettera.
Non mi dispiacciono alcuni riflessi luminosi quando fotografo un soggetto in controluce, ma un eccesso di luci sovraesposte, oltre a causare problemi tecnici, distrae dal punto di interesse (in questo caso il viso e l’espressione del soggetto). Le ho quindi chiesto di piegarsi leggermente in avanti e il suo papà le ha tenuto la testa nel punto in cui poteva ancora piegarsi senza cadere in avanti, spiegandole che questo era il suo punto di arresto. Ho impostato la messa a fuoco alla più bassa profondità di campo che mi consentisse comunque di mantenere a fuoco i suoi occhi, in questo caso un’apertura di f/2,8. Questo cambiamento non solo ha reso più interessante la sua posa, ma ha collocato il suo viso all’ombra, aiutandomi a gestire le luci sovraesposte.
Il mio assistente ha utilizzato un riflettore per far rimbalzare la retroilluminazione sul suo viso e sugli occhi. Ho quindi chiesto alla ragazzina di sollevare leggermente il mento, mostrandole esattamente come doveva fare: visto che ero piuttosto ridicola in quella posizione, stesa sulla schiena con il mento sollevato, la ragazzina mi ha sorriso permettendomi di completare l’immagine finale.
Buon uso della profondità di campo abbinato alla valorizzazione della luce.
Adoro le combinazioni dorate presenti in questa immagine.
3. Come mettere a proprio agio un soggetto difficile
La realizzazione di questa immagine ha preso il via in un ambiente molto semplice. Ho chiesto alle due ragazzine di sedersi, appoggiando la schiena a una grande finestra, di prendersi per mano e di rilassarsi. Una delle due mi ha preso molto sul serio, l’altra deve aver pensato che fosse tutto molto divertente.
Una partenza difficile.
Lo scatto iniziale, effettuato senza altri preparativi, ha mostrato un paio di problemi lampanti: lo sfondo provocava distrazione (in particolare l’auto che si scorge dalla finestra) e il vetro appariva sgradevolmente macchiato; anche la griglia del pavimento in legno era fastidiosa.
Tenera la bimba che dorme, ma si vede l'assenza di relazione tra i due soggetti.
Le ragazze erano insieme, ma non erano in relazione tra loro come avrebbero potuto essere.
Uno dei primi cambiamenti apportati è stato passare all’orientamento orizzontale, facendo un passo avanti per comporre l’immagine diversamente. Stavo fotografando con l’obiettivo 105 mm f/1,4 a f/2,8, ma volevo sfocare maggiormente lo sfondo fotografando i soggetti più da vicino. Ho deciso inoltre di svegliare un po’ la piccola dormiente, che ha reagito in modo delizioso.
Va già meglio; certo che se interagissero…
Infine, ho semplicemente chiesto loro di guardarsi reciprocamente… i denti. SUBITO! La richiesta era ovviamente ridicola, ma proprio per questo è stata efficace nel creare quell’adorabile espressività; se avessi semplicemente detto: Ora guardatevi, la risposta non sarebbe stata altrettanto emozionante. In questa immagine entrambe hanno un sorriso fantastico e mettono in mostra l’affettuosa relazione che c’è tra loro. Inoltre, il rapido spostamento della testa ha creato un adorabile movimento dei capelli.
Il segreto sta nei denti.
4. Come risolvere la timidezza davanti all’obiettivo
Questo ragazzino timido, quando è entrato nel mio studio, era pieno di dubbi su quanto sarebbe successo. Non è raro che accada a un bambino nel momento in cui entra in un ambiente con luci, sfondi e attrezzature fotografiche che non conosce, e viene accolto da una persona che improvvisamente inizia a osservarlo con un’intensità decisamente superiore a quella che si sarebbe aspettato. È innegabile, noi fotografi a volte esageriamo un po’.
Per questo, ho iniziato il servizio optando per la massima semplicità possibile (metodo che consiglio a chiunque debba fotografare un bambino timido). Ho usato uno sfondo nero uniforme e un semplice sgabello bianco per completare il suo look in bianco e nero. Gli ho chiesto se avesse bisogno di aiuto per salire sullo sgabello e poi mi sono seduta accanto a lui adottando la sua stessa posizione.
Mettersi alla pari con un bambino timido.
Infine, ho parlato un po’ con lui, mostrandogli la fotocamera e l’obiettivo che avrei usato, le impostazioni che avrei scelto, le modalità con cui avrei regolato l’illuminazione. Gli ho inoltre suggerito che poteva tranquillamente guardare davanti a sé mentre io mi spostavo, ignorandomi del tutto, se voleva. Parlavo con indifferenza, come se non mi importasse se in realtà non mi ascoltava. Il dialogo costante ha iniziato a rilassarlo: è stato come se io avessi assorbito tutte le stranezze nella stanza comportandomi per prima in modo eccentrico.
Per il ritratto ho usato un’illuminazione costante, con una luce principale, una lampada per creare le catch light negli occhi, una luce di riempimento per attenuare le ombre e una semplice luce puntata sui capelli per distinguerli dallo sfondo scuro.
Tranquillizzato, il bambino inizia a reagire in modo positivo.
Successivamente, ho chiesto al mio piccolo cliente di sedersi il più dritto possibile: un suggerimento che offro spesso è di fingere che ci sia una corda che lo tiri dal basso verso l’alto. Il bambino si è così seduto perfettamente diritto sul mio sgabello. Per far sì che si sentisse a suo agio e mantenesse quell’espressione rilassata, gli ho chiesto di non cambiare nulla della sua posa, se non di girare la spalla come stavo facendo io, in modo da aprire il busto verso la fotocamera.
A quel punto avevo ottenuto la posa e l’espressione che volevo.
In seguito, ho scherzato con lui chiedendogli di riprodurre la tipica posa dei modelli che si grattano leggermente dietro la testa: è stato davvero adorabile nel suo sforzo e quel piccolo movimento è stato sufficiente per dare vita a una posa completamente diversa. Tra l’altro, è stato divertente vedere come questo bambino è diventato man mano sempre più sicuro di sé.
L'immagine finale è da modello.
5. Come ritrarre un bambino in modo creativo
Una delle molte gioie della ritrattistica è la possibilità di fotografare le persone in qualsiasi luogo: basta passeggiare lungo una strada per scoprire splendide opportunità in ogni direzione, da sinistra a destra e dall’alto verso il basso. In questo caso, abbiamo scelto il basso; mi sono seduta sul marciapiede e il mio soggetto si è appoggiato contro un muro di mattoni dipinto di bianco. Visto che stavo fotografando in controluce, ho impostato la fotocamera sulla modalità di misurazione spot e ho aggiunto un flash come luce di riempimento per gestire meglio l’esposizione. Ho scelto di fotografare con l’obiettivo 105 mm f/1,4, utilizzando inizialmente un’apertura pari a f/3,2.
Le gambe lunghe suggeriscono di cambiare posa.
Dopo aver sistemato l’illuminazione e le impostazioni, ho chiesto al soggetto di abbracciarsi le ginocchia: spesso questa è una valida posa di partenza, perché permette di apportare facilmente regolazioni adatte a ogni individuo. In questo caso, però, considerata la lunghezza delle gambe, l’intera configurazione appariva quadrata, più che triangolare come l’avrei voluta.
Mica detto che un ritratto si scatti per forza da vicino.
Per ripristinare la posa triangolare, le ho chiesto di abbassare del tutto la gamba sinistra, appoggiandola a terra, e di incrociare il piede destro sopra il ginocchio sinistro. Abbassando naturalmente le braccia, poteva più comodamente girare la testa verso di me, aprendo il resto della posa. Il cambio di posa ha richiesto solo sette secondi, ma l’effetto visivo era decisamente più attraente. Ho scelto anche di sfocare leggermente lo sfondo regolando l’apertura a f/2,8 per ottenere l’immagine finale.
La figura triangolare è quella che cercavo.
Questo articolo richiama contenuti da Kids Photography.
Immagine di apertura originale dell’autrice.
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