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Una giornata di privacy

28 Gennaio 2015

Una giornata di privacy

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La dieta della riservatezza sulle informazioni personali: i quattro consigli di Mozilla per mantenersi in rete in forma perfetta.

Settimana scorsa ho aggiornato il cellulare e da allora compare spesso un disclaimer che “invita” a inserire la password dell’account Google anche in Chrome, affinché la sincronizzazione sia più completa… o qualcosa del genere.

La domanda che subito mi sono posto è: perché un browser dovrebbe conoscere la mia password? Lo sappiamo, il lavoro di un browser dovrebbe essere semplicemente quello di mostrare della pagine web; ma in un mondo pieno di servizi cloud e fruiti online, la situazione si fa più complessa e per poter offrire una user experience più efficace il browser deve poter disporre di più informazioni sull’utente.

Il nodo privacy sta diventando sempre più delicato e – come abbiamo già sottolineato varie volte – i propri dati stanno sempre più diventando la moneta non ufficiale (e spesso inconsapevole) con cui “pagare” i servizi che la new economy ci offre.

Ma è proprio tutta colpa di chi questi servizi li crea e li mantiene, o noi utenti abbiamo la nostra dose di responsabilità? Proprio ieri si è segnalato che in molti casi i nemici della nostra privacy siamo noi, quindi un maggior livello di consapevolezza è senza dubbio necessario.

A ricordarcelo, proprio oggi che ricorre la Giornata europea della protezione dei dati personali, è uno dei più noti attori delle tecnologie web (e – guarda caso – produttore del principale concorrente del citato browser Chrome): Mozilla Foundation.

La tutela della privacy è infatti diventato uno dei principi fondanti del Mozilla Manifesto (il principio numero 4) ed è diventato argomento centrale della comunicazione di Mozilla. Il sito dell’ente presenta infatti una specifica sezione mirata a informare e sensibilizzare gli utenti sul tema; e lo fa, oltre che linkando contenuti interessanti come la conferenza TED Why Privacy Matters di Glenn Greenwald e promuovendo l’add-on Lightbeam per Firefox, anche invitando espressamente il lettore a porsi alcune domande chiave:

  1. Quando pensi alla tua vita online, ti importa della privacy, e perché?
  2. Quanto ti preoccupi di chi ha accesso ai tuoi dati online (operatori della pubblicità, aziende, enti governativi eccetera)?
  3. Quanto proteggi e gestisci i tuoi dati personali sui social network? E sul tuo telefono?

Tre interrogativi che dovrebbero far accendere altrettante lampadine e ispirare comportamenti più oculati, tipo cercare in rete con DuckDuckGo. D’altronde, come emerge dalla ricerca Internet Project di Pew Research (in parte citata anche dal sito di Mozilla), il 91 percento degli adulti intervistati pensa che i consumatori abbiano perso il controllo su come i loro dati personali sono utilizzati dalle aziende, mentre il 61 percento dichiara che vorrebbe fare di più per proteggere la propria privacy.

Ecco, allora forse è giunto il momento di informarsi seriamente su quali sono i nostri diritti e iniziare davvero a compiere scelte più consapevoli. E sul sito Mozilla, nella apposita sezione Act, si forniscono anche precisi consigli tecnici su alcune accortezze semplici ma decisamente efficaci per muoversi in rete più tranquilli.

Il testo di questo articolo è sotto licenza Creative Commons Attribution – Share Alike 4.0.

L'autore

  • Simone Aliprandi
    Simone Aliprandi è un avvocato che si occupa di consulenza, ricerca e formazione nel campo del diritto d’autore e più in generale del diritto dell’ICT. Responsabile del progetto copyleft-italia.it, è membro del network Array e collabora come docente con alcuni istituti universitari. Ha pubblicato articoli e libri sul mondo delle tecnologie open e della cultura libera, rilasciando tutte le sue opere con licenze di tipo copyleft.

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