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Perseverare è Microsoft

18 Marzo 2013

Perseverare è Microsoft

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Basteranno le multe per abuso di posizione dominante a scalfire la convenienza del monopolista che sembra dimenticarsene?

Che Microsoft e libera concorrenza non andassero molto d’accordo era cosa nota da decenni. Basta infatti leggere l’ottimo La concorrenza come bene pubblico di Pierluigi Sabbatini per capire che già dagli anni ’90 la casa di Redmond è stata tallonata dalle autorità antitrust, con procedimenti di indiscusso rilievo sia negli Stati Uniti, sia in Europa.

Non si dice forse azienda avvisata, mezza salvata? Quindi fa abbastanza specie leggere che per l’ennesima volta l’Antitrust europea abbia inflitto a Microsoft 561 milioni di euro di multa a causa del mancato rispetto degli impegni autoassunti per porre fine a una procedura di infrazione. Cifra da capogiro, ma che sembra ancora ridotta rispetto agli 860 milioni della sentenza dello scorso giugno e che porta il conto totale delle sole multe per violazione di provvedimenti antitrust già adottati in sede europea causa abuso di posizione dominante a un miliardo e mezzo di euro (contando altri 280 milioni risalenti a giugno 2006).

L’abuso di posizione dominante si verifica quando un soggetto, pur non trovandosi in una situazione di monopolio, ricopre sul mercato una posizione di netta superiorità rispetto ai concorrenti e approfitta scorrettamente dei privilegi derivanti.

Situata in posizione dominante nel mercato dei sistemi operativi per PC, Microsoft ha la possibilità di strutturare il suo sistema operativo (Windows) in modo da rendere la vita dura a tutti i concorrenti che realizzano software applicativi, i quali da un lato sono prodotti indipendenti, dall’altro devono comunque girare su quel sistema operativo per svolgere la loro funzione. Ed è proprio ciò che è successo, ad esempio, con Internet Explorer e prima con MediaPlayer. La recente sanzione è infatti relativa al mancato rispetto di un impegno di Microsoft di offrire ai propri utenti una schermata in cui scegliere il browser preferito.

Carlo Piana, collega avvocato che ha seguito queste questioni da molto vicino, si esprime in proposito così:

È stata una sorpresa che Microsoft si possa essere “dimenticata” di un obbligo che essa stessa aveva proposto. Una volta scoperta l’infrazione, la sanzione doveva essere sufficientemente alta da assicurare che in futuro tali sviste non si ripetano.

Strana dimenticanza, tra l’altro ufficialmente giustificata come errore tecnico. Fatto sta che prima o poi queste sanzioni Microsoft le dovrà pagare; e non si tratta proprio di bruscolini. Ma forse è uno scotto comunque accettabile se paragonato alle prospettive di guadagno che si hanno in un mercato sostanzialmente monopolista.

Il testo di questo articolo è sotto licenza Creative Commons Attribuzione – Condividi allo stesso modo 3.0 Italia.

L'autore

  • Simone Aliprandi
    Simone Aliprandi è un avvocato che si occupa di consulenza, ricerca e formazione nel campo del diritto d’autore e più in generale del diritto dell’ICT. Responsabile del progetto copyleft-italia.it, è membro del network Array e collabora come docente con alcuni istituti universitari. Ha pubblicato articoli e libri sul mondo delle tecnologie open e della cultura libera, rilasciando tutte le sue opere con licenze di tipo copyleft.

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