Di Wikipedia si è occupato pochi giorni fa da queste parti Ivan Rachieli, bravissimo come sempre a tratteggiare la vicenda che ha opposto lo scrittore Philip Roth al coordinamento dell’enciclopedia libera.
Un consulente in relazioni pubbliche di nome Roger Bamkin lavora per il governo di Gibilterra e ha da poco usato Wikipedia per evidenziare il proprio cliente un numero straordinario di volte rispetto alla media normale, secondo solo ai Giochi di Londra 2012. Si tratta di centinaia di milioni di visualizzazioni al mese.
Doti da mago del SEO (Search Engine Optimization), un risultato da sogno per qualsiasi uomo di comunicazione. Solo che Bamkin era un trustee, un redattore fidato di Wikimedia Foundation UK. Stava nella stanza dei bottoni e ne ha approfittato. Al fondatore Jimmy Wales non è piaciuto:
It is wildly inappropriate for a board member of a chapter, or anyone else in an official role of any kind in a charity associated with Wikipedia, to take payment from customers in exchange for securing favorable placement on the front page of Wikipedia or anywhere else.
Questo è terreno potenziale di conflitto di interessi per chiunque. A un copy accade che un’azienda chieda di scrivere la propria pagina di Wikipedia. Cosa correttissima, se l’azienda è degna di comparire e se la pagina è redatta secondo i criteri enciclopedici. Una pagina ben realizzata porta visibilità all’azienda, completezza e traffico al servizio, informazione ai lettori. Vincono tutti.
I quotidiani hanno vissuto così per secoli. Il giornalista scrive di un’azienda e quest’azienda compra pubblicità. Se l’articolo è onesto e la pubblicità è veritiera, vincono tutti.
Se il giornalista se ne approfitta, l’editore lo punisce. Se l’inserzionista se ne approfitta, i lettori puniscono la testata. Un sistema imperfetto, ma con un proprio equilibrio, che può dare risultati apprezzabili.
Bamkin è stato dimissionato da trustee due giorni dopo la tempesta. Proprio come accadrebbe in un giornale sano a un articolista spregiudicato. Ma i giornali passano per faziosi e venduti, relitti di un’epoca al tramonto, mentre Wikipedia è l’enciclopedia libera. Libera da che cosa, si chiederebbe un noto cantautore.
Domani si replica sul tema.