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La Rete delle Case

18 Febbraio 2008

La Rete delle Case

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L'Internet delle cose e la diffusione delle tecnologie mobili influenzano il modo in cui la casa viene concepita e progettata. È il debutto della casa intelligente l'ennesima promessa mancata?

Ne La forma del futuro, Bruce Sterling ha previsto un mondo nel quale la Rete diventa trasparente e soprattutto nel quale ogni oggetto di uso quotidiano è in grado di collegarsi a Internet per scambiare informazioni. In Smart Mobs, Howard Rheingold ha analizzato la nascita di nuove dinamiche sociali attraverso l’utilizzo di dispositivi mobili sempre più evoluti. L’esplosione di tecnologie legate all’Internet delle cose e a una sempre maggiore espansione delle funzionalità dei device mobili sembrano un passo logico in questo periodo di transizione dall’era industriale all’economia della conoscenza. E in effetti molti dei più arguti commentatori vedono proprio nel 2008 l’anno dell’Internet delle cose e della definitiva consacrazione della Rete in mobilità. Oggetti come Nabaztag e Chumby da una parte, e i nuovi smartphone Nokia, iPhone e Google Android dall’altra, sembrano dare ragione a queste teorie.

Proprio in questo contesto sembra significativo l’aver dedicato un intero padiglione della fiera InnovAction – tenutasi a Udine dal 14 al 17 febbraio – alla domotica e alla qualità della vita. Siamo lontani dai giorni in cui Bill Gates sognava di frigoriferi che si connettono a Internet, ma sembra che questo concetto ancora affascini molto chi studia l’integrazione delle tecnologie con il mondo domestico. La novità è che le tecnologie mobili sono chiamate a fare la loro parte, trasformando definitivamente il cellulare in quello che Howard Rheingold chiama «telecomando per il mondo fisico».

La casa nell’età della conoscenza non può però guardare solo alla tecnologia fine a sé stessa, ma deve essere soprattutto un ambiente a misura d’uomo, un luogo dove l’innovazione sia al servizio di un miglioramento della qualità della vita sia nel microcosmo della casa sia, in misura più estesa, nel macrocosmo delle relazioni tra uomo e ambiente. Per questo nel padiglione ampio spazio è dedicato al design e alla presentazione di prototipi di elettrodomestici ecosostenibili; dal tritarifiuti intelligente alla fioriera in grado di trasformare i sacchetti di plastica in fertilizzante, tutto sembra rivolto a minimizzare i consumi e al minor impatto ambientale possibile. Ed è logico pensare che una casa che dovrà sempre più contare sull’energia, dovrà essere in grado di restituire sotto qualche forma questo fabbisogno.

Se la tecnologia è in grado di cambiare il modo di vivere delle persone, anche la casa deve sapersi trasformare di conseguenza: ecco perché l’appartamento del futuro ha come centro nevralgico la cucina, diventata negli ultimi tempi il luogo dove si passa buona parte della vita domestica. Ma si tratta di una cucina particolare, nella quale gli elettrodomestici spariscono dietro una parete mobile e un’area bar è pronta per accogliere gli ospiti e per momenti conviviali. Tutta la casa, che campeggia al centro del padiglione, è controllata da un sistema centralizzato e collegato a Internet. Attraverso il Wi-Fi è possibile controllare tutti gli apparati domestici utilizzando device esterni, siano essi palmari, cellulari o computer: tutto il sistema operativo funziona come un’applicazione web. In realtà, design a parte, non c’è nulla che non possa essere realizzato, già oggi, con la tecnologia disponibile in molte case. Suscitano ben più di qualche perplessità le interfacce proposte; se è vero che nascondere un monitor in uno specchio può davvero stupire i visitatori, è altrettanto vero che il mostrare freddi elenchi di file multimediali, per giunta di difficile lettura quando si è comodamente seduti sul divano di casa, non appare una scelta in linea con le recenti evoluzione nel campo delle interfacce: basta paragonare il sistema domotico al cover flow di Apple per capire che sul fronte dell’interazione la strada da percorrere è ancora molto lunga.

In qualche modo questa casa intelligente sembra ancora incompleta: il sistema centralizzato, apparentemente una buona idea, può diventare il suo tallone d’Achille, impedendo una ragionevole modularità ed espandibilità della casa. La sua dipendenza da oggetti esterni quali telecomandi e computer palmari, se da un lato risponde alle previsioni di diffusione della tecnologia mobile, dall’altro fa pensare a dove siano finite le intuizioni di Apple e Microsoft – quest’ultima partner del progetto – riguardo agli schermi multitouch. Il perfetto sistema di puntamento per una casa che miri a definirsi intelligente ed ergonomica deve necessariamente essere la mano. Da questo consegue che gli stessi file contenuti all’interno del sistema dovrebbero diventare trasparenti e mostrarsi come se fossero oggetti fisici, più semplici da comprendere e da manipolare. Per arrivare a una dimora usabile oltre che intelligente, la strada da percorrere è perciò quella delle interfacce naturali.

La casa intelligente conta molto sull’accesso alla Rete e si dovrà inevitabilmente scontrare con la troppo scarsa diffusione della banda larga, soprattutto nel nostro paese, e soprattutto con la cronica mancanza di aree Wi-Fi pubbliche, che limita le possibilità di accesso remoto al proprio appartamento. Se la casa deve tornare ad essere il centro della vita – digitale e non – dell’individuo, allora la connettività e l’accesso remoto non possono essere messi in secondo piano.

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