FAQ sulla professione dell’Instructional Designer
- Che figura professionale è l’Instructional Designer?
- Quali sono le competenze necessarie per praticare l’Instructional Design?
- Perché un Instructional Designer è diverso da un formatore classico?
- Come usa gli strumenti digitali l’Instructional Designer?
- Come funziona la valutazione nell’Instructional Design?
Che figura professionale è l’Instructional Designer?
L’Instructional Designer è il progettista dell’esperienza formativa. Conosce le esigenze delle perdona da formare, definisce gli obiettivi di apprendimento, progetta, ha nozione – almeno a livello base – delle metodologie più innovative di apprendimento, ha padronanza degli strumenti digitali di e-learning, definisce le modalità di coinvolgimento delle persone da formare (per esempio tramite la gamification), tiene nota della loro partecipazione ed elabora i risultati.
Molti insegnanti o formatori aziendali hanno in effetti un profilo da instructional designer e non lo sanno…
Quali sono le competenze necessarie per praticare l’Instructional Design?
da una parte occorre conoscenze varie e non troppo superficiali nell’area generica dell’active learning e in particolare dei metodi sulla cresta dell’onda, come gamification, learning by teaching, project-based learning e flipped classroom (classe capovolta).
Queste conoscenze vanno collegate a tutto il mondo del digitale applicato all’apprendimento. Nessuno pensa che la formazione via schermo sostituirà quella classica, però è altrettanto chiaro che la formula più adatta a tutti i casi è quella blended, ibrida, danzante tra aula e desktop individuale, quando non smartphone o altro.
Su tutto tanti soft skill, vista l’esigenza di doversi rapportare in modo producente a gruppi di persone da formare, e la capacità di scegliere e padroneggiare il Learning Management System (LMS) migliore per gli obiettivi da raggiungere.
Leggi anche: Voglio progettare la formazione come un Instructional Designer
Perché un Instructional Designer è diverso da un formatore classico?
La diversità è sfumata. Piuttosto, molti formatori sono diventati Instructional Designer senza esserne consapevoli, o non del tutto almeno. Complice anche la pandemia, molte professionalità si sono ibridate e molte competenze sono state maggiormente condivise tra figure professionali prima più separate di oggi.
Ci sono Instructional Designer involontari tra formatori, insegnanti, in qualche caso anche specialisti di risorse umane, certamente tra CEO di piccole aziende e dirigenti scolastici.
Chi sa di esserlo, invece, ha già capito di dover acquisire linguaggi e piattaforme digitali anche dove non lo si sarebbe detto e, probabilmente, si cimenta con alcuni compiti e situazioni che una volta si sarebbero dette riservate a uno specialista della progettazione dell’esperienza utente, UX Designer. In quest’epoca, più che definire confini, si creano intersezioni e passaggi di competenze che segneranno certamente le job description del futuro.
Come usa gli strumenti digitali l’Instructional Designer?
La prerogativa più importante è l’aggiornamento. Un Instructional Designer conosce almeno nelle basi le tecnologie più innovative e tiene lo sguardo sugli sviluppi del settore.
Il suo lavoro consiste spesso nel creare situazioni di gamification e storytelling propedeutiche alla formazione, per cui le piattaforme e gli strumenti che lo agevolano su questo fanno parte integrante del suo corredo.
Un’altra applicazione tipica è il Personal Journal digitale, in cui le persone da formare prendono coscienza dei propri progressi, nel lavoro o nella vita a seconda del contesto. È l’Instructional Designer a ideare il Personal Journal e a mettere al suo servizio i giusti strumenti.
Servono curiosità, fantasia, voglia di sperimentare, per creare il cosiddetto enjoyment, termine quasi intraducibile, che indica il gusto e anche il divertimento provati dalle persone che seguono un buon Instructional Designer. Spesso mediante strumenti digitali, oggi più che mai.
Come funziona la valutazione nell’Instructional Design?
Un modello possibile prevede tre tipi di valutazione.
- Formativa: produce feedback nelle fasi iniziali di sviluppo del programma.
- Sommativa: determina il livello di risultato ottenuto dopo il completamento di un programma.
- Confermativa: esamina il successo di un programma nel tempo.
Dove le risorse lo permettono, i tre tipi di valutazione vengono portati avanti assieme all’attività. Il grande numero di assessment necessario per portarli avanti tuttavia potrebbe non rientrare nel budget. In questo caso si possono distribuire nel tempo, all’inizio, durante lo svolgimento e al termine del programma. La parte di assessment è importante e richiede un design attento, rispettoso dei vincoli di spesa ma anche degli obiettivi predefiniti.
Immagine di apertura di jose aljovin su Unsplash.
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