In occasione di un articolo scritto per una rivista scientifica, dedicato alla tutela dei database, mi sono occupato di un progetto che mi aveva incuriosito molto e che mi era servito come singolare caso di studio. Si trattava di Dbpedia, promosso da alcune università tedesche e mirato all’estrazione e semantizzazione di informazioni strutturate da Wikipedia, in modo da creare una grande database parallelo a Wikipedia e da essa derivato.
Al di là delle elucubrazioni giuridico-dottrinali che un caso del genere può stimolare nella mente di chi si occupa di proprietà intellettuale, mi aveva affascinato molto l’idea di separare dai vastissimi contenuti presenti su Wikipedia i dati, le informazioni nude e crude, e metterle a disposizione nel Web con criteri standard di tagging e archiviazione; ovviamente con una licenza libera (la stessa di Wikipedia) in ottica open data.
Nei giorni scorsi è stato annunciato invece il progetto Wikidata, praticamente la versione più di largo respiro di Dbpedia promossa in via ufficiale da Wikimedia Foundation.
Sulla pagina di presentazione del progetto si legge:
Wikidata mira a creare una conoscenza di base libera riguardo il mondo che possa essere letta e modificata dagli umani e dalle macchine allo stesso modo. Essa fornirà dati in tutte le lingue dei progetti Wikimedia, e consentirà un accesso ai dati centralizzato in modo simile a quanto fa Wikimedia Commons per i file multimediali. Wikidata è stato proposto come progetto ospitato e sostenuto da Wikimedia.
Il progetto, che ha già un logo e linee guida abbastanza dettagliate, è dichiarato in fase sperimentale e in attesa di approvazione definitiva, ma il lavoro di sviluppo della piattaforma dovrebbe partire nel marzo 2013.
Un aspetto ancora non molto chiaro è proprio la scelta della licenza. Come appunto facevo notare in quel mio articolo, una licenza come la Creative Commons by-sa (appunto quella di Wikipedia) potrebbe non rivelarsi la più adeguata, dato che si tratta di un database e non di un’opera creativa.
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