L’altro giorno ho sentito le parole open data pronunciata in un telegiornale nazionale. L’occasione è stata la conferenza stampa con cui il premier Renzi ha annunciato la riforma della pubblica amministrazione italiana.
Certo, è solo un annuncio e ancora non si è visto il disegno di legge, e di annunci simili rimasti inattuati ne abbiamo sentiti fin troppi per lasciarci travolgere dall’entusiasmo.
In rete però è subito circolata la lettera a doppia firma Renzi-Madia rivolta direttamente ai dipendenti pubblici e scritta in carattere Comic Sans (era proprio necessario?); in essa vengono messe a fuoco le linee guida secondo cui dovrà avvenire questa rivoluzione della pubblica amministrazione, che pare essere davvero ispirata a principi di efficienza e innovazione tecnologica. Tre sono gli ingredienti chiave su cui il Governo vuole puntare: la convinzione che il vero cambiamento comincia dalle persone, la necessità di passare attraverso tagli agli sprechi e una generale riorganizzazione del settore, e infine il punto 3 dedicato appunto a open data e digitalizzazione.
Gli Open Data come strumento di trasparenza. Semplificazione e digitalizzazione dei servizi.
Possiamo utilizzare le nuove tecnologie per rendere pubblici e comprensibili i dati di spesa e di processo di tutte le amministrazioni centrali e territoriali, ma anche semplificare la vita del cittadini: mai più code per i certificati, mai più file per pagare una multa, mai più moduli diversi per le diverse amministrazioni.
Il fenomeno open data diventa quindi elemento veramente strategico per un’amministrazione più trasparente e moderna; e a dirlo non siamo più solo noi idealisti promotori dell’openness, ma anche chi guida il governo del Paese.
Ciò sgombra il campo da alcune critiche mosse nei mesi scorsi a Renzi per non aver nominato un ministro appositamente dedicato all’innovazione e all’attuazione della tanto discussa agenda digitale. E invece bastava portare solo un po’ di pazienza; ora pare infatti che – come ha già spiegato su Che Futuro! Ernesto Belisario – questo governo faccia sul serio sui temi del digitale.
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