Per scegliere meglio obiettivo e sensore
L’ampiezza dell’angolo di campo dipende dalla lunghezza focale e dal formato del fotogramma.
Dalla misura della diagonale del nostro sensore (o pellicola), l’angolo di campo crea la distinzione tra ottica normale, grandangolare o teleobiettivo. Per esempio, se montiamo su una macchina fotografica con sensore 35mm (full frame) un’ottica 50mm, definita normale, essa avrà un angolo di campo di 46°. Le ottiche con una lunghezza focale sotto i 50mm, definite grandangolo, hanno un angolo di campo superiore ai 46°. Le ottiche con misura superiore ai 50mm sono infine definite teleobiettivo, con un angolo di campo inferiore ai 46°.
Uno scatto effettuato con un’ottica che misura 100mm risulterà ingrandito il doppio rispetto al 50mm, mentre utilizzando un 24mm il campo inquadrato sarà il doppio a quello catturato a 50mm.
È da precisare che tali misure sono valide se riferite a un sensore full frame, perché nel caso di un sistema con un sensore APS-C, o con micro 4/3, è necessario ragionare diversamente. Questo perché la dimensione inferiore del sensore di questi due sistemi, rispetto al sistema full frame (pieno formato), porta a moltiplicare la focale per un coefficiente di 1,5 per il primo sistema (APS-C) e per 2 per il secondo (micro 4/3), ottenendo così la lunghezza focale corrispondente all’ottica in questione, come fosse applicata a un sistema full frame. Da ciò deriva che usando i sistemi APS-C o micro 4/3, l’ottica definita normale non sarà più il 50mm, ma avremo il 33mm nell’APS-C (33 per 1,5) e il 25mm nel micro 4/3 (25 per 2).
Di conseguenza l’ottica grandangolare avrà una lunghezza focale ancora più ridotta: un 14mm nel sistema APS-C equivale a un 21mm, e nel sistema micro 4/3 equivale a un 28mm.
Il discorso sulle dimensioni del sensore appena affrontato risulta necessario per capire come gestire la scelta delle ottiche a partire dall’acquisto. Se acquistiamo una macchina a obiettivo intercambiabile, dobbiamo capire su quale dei sistemi precedenti (full frame, APS-C o micro 4/3) abbiamo messo gli occhi. Come detto, a seconda del sistema che si compra, si deve prestare attenzione alla lente adatta (cerca bene nelle specifiche se acquisti in Internet, o affidati al tuo rivenditore) per evitare di portarsi a casa una lente adatta a un altro sistema. Un caso classico è l’acquisto frettoloso di un grandangolo per APS-C, molto appetibile dato il costo non elevato, quando invece possediamo un sistema full frame (guarda la tabella qui sotto).
Angolo di campo in gradi | 35mm full frame | APS-C (generico, fattore 1,5x) | Micro 4/3 (fattore 2x) | 6×6 | 6×9 | 10×12 – 4×5 pollici |
---|---|---|---|---|---|---|
100 | 18 | 12 | 9 | 33 | 42 | 53 |
84 | 24 | 16 | 12 | 40 | 58 | 90 |
63 | 35 | 23 | 18 | 60 | 75 | 120 |
47 | 50 | 33 | 25 | 95 | 120 | 180 |
Direttamente collegata all’angolo di campo abbiamo la prospettiva, caratteristica fondamentale dell’immagine che qui spieghiamo utilizzando l’esempio di un ritratto. Se utilizziamo una focale con un angolo di campo molto ampio per riempire il fotogramma, dobbiamo avvicinarci molto al soggetto. Questa vicinanza causa una notevole distorsione delle linee della foto, creando un’immagine con un effetto prospettico grottesco, inteso come innaturale rispetto alle immagini proporzionate viste a occhio nudo. L’immagine risulterà simile a una caricatura, in quanto le linee del corpo della modella (nella prossima figura) risultano deformate, e quindi falsate, facendola apparire come un gigante dai piedi enormi.
Questo uso del grandangolo non è sbagliato, bensì dipende, come sempre, da cosa si intende comunicare. Scatteremo una foto di questo genere, con tali proporzioni, se vogliamo accentuare la lunghezza infinita delle gambe della modella. Un simile uso delle linee prospettiche sul corpo della modella ci restituirà, per esempio, il punto di vista di una persona che è fortemente attratta dal corpo della ragazza, e quindi lo vede come infinito, con linee e dimensioni che vanno ben al di là delle proporzioni reali.
Altro caso interessante è la dimensione del sogno, o del ricordo (punti di vista non reali), che gioca sulla distorsione della dimensione delle linee prospettiche per raccontare come l’oblio, l’abbandono o la memoria incidano sulla storia delle nostre vite e cambino il nostro modo di vedere, e quindi racontare, i fatti.
Diversamente, se utilizziamo una focale più lunga, quindi con un angolo di campo inferiore, dovremo allontanarci dal soggetto rendendo meno alterata la figura fotografata. Qui siamo vicini alla visione reale a cui siamo abituati a vedere con i nostri occhi nella vita di tutti i giorni (figura seguente).
Questo vale se ragioniamo in funzione di ottenere l’effetto prospettico normale, fino ad arrivare a un effetto di schiacciamento prospettico se utilizziamo obiettivi con focale maggiore. L’uso di una focale maggiore risulta adatto alla descrizione del vissuto di una persona attraverso il viso, o se si desidera portare lo spettatore a perdersi nello sguardo, o nei pensieri, della persona ritratta. Solitamente il contesto si perde e viene sfuocato, anche a diaframmi apertissimi come f/2.8, fino a f/1.4, per dare la sensazione di trovarsi in ambito non reale e quotidiano, bensì in una dimensione assolutamente introspettiva.
Tornando all’ottica definita normale, il 50mm, consigliamo di iniziare a scattare fotografie (paesaggio, architettura, street, ritratto ambientato) con questa misura. Essa costituirà il tuo punto di partenza, e in seguito di riferimento, per ottenere immagini che risultano fedeli alla realtà.
Dal punto di vista tecnico questo accade perché, come detto prima, l’angolo di campo di 46° è il più vicino a quello dei nostri occhi, mentre dal lato compositivo e narrativo avremo un punto di vista totalmente neutro rispetto a ciò che inquadriamo: un punto di partenza dal quale siamo passati tutti per imparare cosa mettere e cosa non mettere nell’inquadratura.
Quando successivamente saremo sicuri rispetto al contenuto della nostra foto, passeremo a sperimentare con le linee prospettiche, usando il grandangolo, o il teleobiettivo, a seconda del racconto reale, o irreale, di cui si è parlato sopra.
Questo articolo e la sua immagine di apertura richiamano contenuti da Fotografare con il grandangolo.