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Accordo attorno al cloud

10 Novembre 2015

Accordo attorno al cloud

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Tecnologie proprietarie o open source? Spesso, anche con esempi clamorosi, la risposta più efficace oggi è: integrazione.

L’annuncio ufficiale è di mercoledì scorso, 4 novembre, e vede come protagonisti da un lato Microsoft e dall’altro uno dei principali soggetti del mercato delle soluzioni basate su software open source e su kernel Linux: Red Hat.
Dell’interesse da parte di Microsoft verso l’open source e soprattutto verso Linux avevamo già parlato non molte settimane fa, quando avevamo raccontato di una pseudodistribuzione Linux realizzata da Microsoft nell’ambito del suo progetto Azure per il cloud computing. Ma qui si è compiuto un ulteriore passo, dato che si è messo nero su bianco un accordo che ha la faccia della partnership strategica ma anche valore simbolico di patto di non belligeranza tra due mondi spesso sul piede di guerra per questioni di diritti di proprietà intellettuale.
Basti ricordare quando tra il 2006 e il 2007 l’imminente amministratore delegato Steve Ballmer e il general counsel di Redmont Brad Smith lamentarono la violazione da parte di Linux di ben 42 brevetti Microsoft. Come sempre, queste affermazioni sono tutte da verificare; e intendo di fronte a un giudice, perché a dire io ho un brevetto e tu lo stai violando senza dimostrarlo giuridicamente sono davvero bravi tutti, vista la triste piega che ha preso la brevettazione in campo tecnologico.
Come giustamente sottolinea Simon Phipps in un ottimo articolo su Infoworld.com che approfondisce questo accordo fatto di luci e ombre,

I brevetti software sono stati un punto delicato [dell’accordo]. Red Hat ha chiarito che non riconosce la validità o l’applicabilità dei brevetti di Microsoft, ma allo stesso tempo ha richiesto uno stand-still agreement per garantire che nessuna delle due società porterà avanti rivendicazioni di brevetto contro l’altra o contro uno dei suoi clienti. Non c’è alcuna indicazione se questo possa estendersi anche agli ecosistemi dei partner.

Questa è una questione chiave per la comunità open source. Mentre la business unit Azure continua a professare amore per Linux e sbandierare ovunque pinguini, il resto di Microsoft ha proseguito negli attacchi all’ecosistema Linux con rivendicazioni brevettuali, oltre a mostrare pochi spazi per il software libero dove ci sono di mezzo le galline dalle uova d’oro Windows e Office.

Leggendo invece il comunicato stampa ufficiale (sia nella versione di Microsoft, sia in quella di Red Hat), questi risvolti sono stati mandati in secondo piano rispetto agli aspetti strategico-commerciali. Si legge infatti che quattro sono gli ingredienti essenziali della partnership:

  • Le soluzioni Red Hat saranno disponibili come native per i clienti di Microsoft Azure.
  • Supporto integrato di livello enterprise con copertura di ambienti ibridi.
  • Gestione unificata del workload su soluzioni di cloud ibrido.
  • Collaborazione su .NET per una nuova generazione di funzionalità di sviluppo delle applicazioni.

Insomma, se da un lato il cloud computing si sta facendo sempre più centrale nel business dello sviluppo tecnologico, dall’altro l’open source è ormai a pieno titolo una sua colonna portante e – piaccia o meno – lo è anche grazie alla sua integrazione con tecnologie proprietarie. Staremo ora a vedere i frutti di questa partnership che, nel bene o nel male, sono sicuro non tarderanno a venire.
Il testo di questo articolo è sotto licenza Creative Commons Attribution – Share Alike 4.0.

L'autore

  • Simone Aliprandi
    Simone Aliprandi è un avvocato che si occupa di consulenza, ricerca e formazione nel campo del diritto d’autore e più in generale del diritto dell’ICT. Responsabile del progetto copyleft-italia.it, è membro del network Array e collabora come docente con alcuni istituti universitari. Ha pubblicato articoli e libri sul mondo delle tecnologie open e della cultura libera, rilasciando tutte le sue opere con licenze di tipo copyleft.

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