Apogeonline: In cosa consiste il tuo ruolo?
Nicola Bonora: Mi occupo di content design e architettura dell’informazione: progetto l’architettura di sistemi di contenuti, come un sito web, affinché porti risultati alle aziende, generando valore per i loro clienti.
Come hai iniziato il tuo percorso?
Si è trattato di un cammino lento, dolce, cominciato dalla frequentazione del lato tecnico e creativo del web (disegnavo i siti e sviluppavo HTML) e progressivamente evoluto – o involuto, a seconda delle visioni – verso ambiti sempre più astratti.
Si può dire che si sia trattato di un graduale innalzamento della visione delle cose, dalla foglia al ramo all’albero e infine alla foresta.
Che cosa ricordi di fare tutti i giorni?
Sono un fan sfegatato delle routine, ma completamente incapace di adottarne una (ci ho provato svariate volte, giuro).
Da quando ho smesso di colpevolizzarmi per questo, la nebbia è sparita e ho cominciato a riconoscere e a essere indulgente con le routine spontanee, la principale tra le quali è una buona colazione, più lunga possibile. È il momento in cui la mente è legittimata a svuotarsi, una zona franca e inviolabile in cui le idee e la creatività piovono, dantescamente, non sollecitate. Uno di quei momenti di otium in cui quello che si è raccolto prende improvvisamente una forma nuova e utile (cit.).
A chi consigli una carriera come la tua?
Soprattutto a chi è pigro, ha qualche superficiale interesse per la tecnologia in sé (un barlume nerd) e si sente sicuro con i congiuntivi.
Chi scrive, chi ha il contenuto tra le dita e una sana curiosità per il mondo e per l’altro da sé, che spesso è un architetto a propria insaputa.
Che cosa va chiesto al primo datore di lavoro?
Come si crea valore da voi?
È una domanda impertinente e innocente allo stesso tempo; il modo in cui viene modulata la risposta ci può fare capire tante cose, a partire da valore per chi.
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Che cosa studierai quest’anno e perché?
A compensazione dei testi tecnici, fondamentali per dare una forma all’entropia e dare strumenti, credo che frequenterò molta narrativa, per stimolare la metà linguistica del cervello.
Sul piano tecnico, vorrei approfondire come (e se) il mestiere dell’architetto del contenuto si incastri in cose come il metaverso, l’intelligenza artificiale, il machine learning.
Immagine di apertura di Thought Catalog su Unsplash.