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Ngn a 100 Megabit, un miraggio ancora lontano

27 Settembre 2010

Ngn a 100 Megabit, un miraggio ancora lontano

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Telecom Italia intende lanciare l'offerta su rete di nuova generazione in sei città entro l'anno, Fastweb non pianifica nuovi investimenti oltre a quelli storici, ci vorrà un decennio per arrivare alla metà della popolazione

Ci vorranno circa dieci anni perché la rete di nuova generazione con 100 megabit nelle case arrivi ad almeno il 50% degli italiani e i servizi saranno forniti – se tutto va bene – da una piccola manciata di operatori. Se va male, ci saranno solo Telecom Italia e Fastweb. Dimentichiamoci coperture estese e le grandi guerre di concorrenza che abbiamo conosciuto per l’Adsl. È questo il risultato futuro ad oggi più probabile, se si mettono in fila gli indizi sparsi tra le notizie. Al momento c’è solo Fastweb a dare i 100 Megabit, da inizi settembre, e in due milioni di unità abitative: quelle raggiunte dalla storica rete in fibra ottica dell’operatore, che dal 2002 non cabla ulteriori palazzi. Su questo aspetto l’Italia vive di rendita. Fastweb ha detto che con le proprie forze non aumenterà più la copertura. Per andare oltre, servono altri progetti, con forze comuni.

Ngn avanti piano

A proposito, siamo usciti dall’impasse della Next Generation Network? Qualcosa si è mosso, ma è ancora presto per cantare vittoria: Telecom infatti ha accelerato il piano e ora dice che è pronta a lanciare l’offerta Ngn su sei città entro fine 2010. Ovviamente coperte in parte (circa il 7% delle loro case). Altre ne seguiranno nel 2011 e poi fino al 2018, quando saranno 138, pari al 50% della popolazione. Come nota Stefano Quintarelli siamo ancora nel regno degli annunci e Telecom finora ne ha fatti tanti, sull’Ngn, poi sempre smentiti dai fatti (nel 2002, nel 2006, nel 2007). E ricordiamo che il resto del mondo in questi anni si è messo avanti, sull’Italia, con le offerte 100 megabit: si diffondono negli Usa, Francia, Giappone, Corea del Sud, Hong Kong, Germania, Scandinavia.

I problemi che ci stanno ritardando sono due, gli stessi da molti mesi: irrisolti e anzi forse acutizzatisi di recente. Primo: ancora i soggetti che dovrebbero fare l’Ngn italiana non si sono messi d’accordo su procedure e regole (ci provano da sei mesi con tavoli presso l’Autorità garante delle comunicazioni e il ministero dello Sviluppo economico). Secondo problema: non è chiaro se e perché bisognerebbe investire in Ngn in Italia. Si dirà che questo secondo aspetto è dubbio un po’ ovunque, in Occidente. Sì, ma altrove gli operatori hanno spinto lo stesso sulle nuove reti, perché c’è una concorrenza storica (assente in Italia) tra rame e cavo coassiale. A ben vedere, quei due problemi hanno un fondo comune, da noi: Telecom Italia. Che ha scarsi interessi a trovare accordi e ad accelerare gli investimenti sulle nuove reti.

Disincentivi

Bernabé l’ha detto chiaro e tondo: sull’Ngn può andare avanti (anche) da sola. Telecom finora ha rifiutato la proposta di Fastweb-Vodafone-Tiscali-Wind di partecipare al progetto Fibra per l’Italia con investimenti comuni. In fin dei conti la situazione va bene così, all’ex monopolista. Come spiega lo stesso responsabile della rete, nella presentazione 2009 (slide numero 6), la rete in rame ha ancora valore, anche a causa di una lunghezza dei doppini inferiori rispetto ad altri Paesi. Disincentivano l’Ngn da una parte l’incertezza dei benefici (in termini di profitti, risparmi e richiesta del mercato) e dall’altra l’attesa rivalutazione della rete in rame grazie alla crescita dei prezzi all’ingrosso.

Quest’ultima poi infatti è avvenuta, con scorno dei concorrenti, che appunto sostengono ora che Telecom è meno motivata a costruire una Ngn. Gli ultimi dati di bilancio sembrano dare ragione a questa strategia attendista di Telecom. Se poi faccia comodo o no al progresso dell’Italia, questo è un altro discorso. Al di là degli annunci, insomma, lo stato dei fatti sembra peggiorare, per il futuro della banda larga italiana. Si accumulano all’orizzonte nubi che tramano contro la possibilità di massicci investimenti nella nuova rete. Si vedrà se poi il gioco della politica, al tavolo di Romani, riuscirà comunque a convincere Telecom a fare squadra con gli altri (a fronte di chissà quale contropartita). Al momento, i fattori visibili sono sfavorevoli ai grandi slanci verso il futuro.

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