1971, Steve Wozniack e Steve Jobs leggono sul numero di ottobre della rivista “Esquire” un articolo a firma di Ron Rosenbaum, dal titolo “Secrets of the little Blue Box”. Nell’articolo si parla di Capitan Crunch – un leggendario “phone phreak” – e delle sue “scatole blu”.
Prima dell’avvento dei personal computer, chi non aveva la fortuna di poter mettere le mani su di un grande calcolatore universitario aveva comunque l’opportunità di “hackerare” il più complesso sistema ingegneristico mai realizzato: la rete telefonica. È quello che avviene durante gli anni ’70, l’età del “Phone Phreaking”: l’obiettivo dei “freak dei telefoni” non è risparmiare qualche gettone, ma capire i meccanismi di funzionamento grazie ai quali un filo di elettroni è in grado di portarci in ogni angolo della terra in cui sia presente un telefono.
L’innovazione tecnologica più importante nata dalla cultura underground del Phone Phreaking è certamente la “Blue Box”, un dispositivo che utilizza alcune caratteristiche del sistema telefonico americano per fare telefonate gratuite. Il trucco è quello di passare attraverso i “numeri verdi”, che negli stati uniti sono quelli che iniziano per 800. Questa ed altre tecniche di tecnologia “da strada” sono ottimamente documentate nel libro “Spaghetti Hacker”, edito dalla Apogeo edizioni nel 1997.
Le “Blue Box” devono il loro nome al colore della scatola utilizzata per contenere il primo apparecchio di questo tipo.
I “due Steve” contattano Capitan Crunch, e dopo aver appreso le sue tecniche iniziano a costruire Blue Box da vendere porta a porta nei dormitori universitari di Berkeley per sbarcare il lunario. È questa la prima attività di quelli che nel giro di pochi anni diventeranno i presidenti della multimiliardaria Apple company.
John Draper (questo il vero nome di Capitan Crunch) racconta molti aneddoti relativi alle attività di “Boxing” nei dormitori di Berkeley, tra i quali una leggendaria telefonata in vaticano (ovviamente gratuita), che fu la “prova d’esame” con la quale Wozniack volle sperimentare per la prima volta le tecniche di boxing appena apprese. “Woz” cercò di farsi passare per il segretario di stato Henry Kissinger, e per poco non riuscì a entrare in contatto diretto con il Santo Padre.
John Draper deve il suo nome di battaglia ai cereali “Capitan Crunch”, che contenevano in ogni scatola un fischietto omaggio. Il fischietto riproduceva casualmente il tono con la frequenza di 2600 Hertz che era necessario negli Stati Uniti per “ingannare” le centrali telefoniche ed evitare l’addebito delle chiamate.
Draper non era mosso da smanie di ricchezza, era solo affascinato e morbosamente incuriosito dal funzionamento del sistema telefonico, al punto che non perdeva occasione per spiegare i suoi trucchi a chiunque gli capitasse a tiro, finendo ogni volta dietro le sbarre: l’Fbi gli aveva proibito di divulgare qualsiasi tipo di Informazionerelativa al Phone Phreaking.
Draper si era interessato attivamente al “Blue Boxing” in seguito all’incontro con Denny, un ragazzo nonvedente che aveva mostrato al “Capitano” come si potevano riprodurre i toni utilizzati dalle centrali telefoniche utilizzando il suo organo Hammond. Denny sapeva che Draper era un ingegnere elettronico, e gli propose di costruire un apparecchio con il quale generare gli stessi toni per effettuare telefonate interurbane gratuite, sfruttando i punti deboli delle centrali telefoniche.
Tornando a casa, Draper iniziò a costruire un rudimentale dispositivo di trasmissione multifrequenza. Capitan Crunch diventò in breve tempo il punto riferimento di un gruppo di ragazzi non vedenti che, grazie alle Blue Box, riuscivano a “navigare” gratuitamente nella rete telefonica alla ricerca di contatti umani, di nuove voci e suoni con i quali riempire il buio.
Il destino di Wozniack e Jobs è drasticamente differente da quello di John Draper: i primi due iniziano vendendo Blue Box nei dormitori di Berkeley e finiscono alla guida di una compagnia multimiliardaria, mentre Capitan Crunch, a causa delle stesse Scatole Blu, finisce più volte dietro le sbarre. Il “Capitano” però non si scoraggia, e anche durante i suoi soggiorni in carcere riesce a organizzare un’estemporanea Università del Phone Phreaking, dando lezioni ai detenuti sul funzionamento del sistema telefonico.
La storia dei “due Steve” continua nel 1976, anno in cui Wozniack e Jobs realizzano il personal computer Apple I. La base operativa di quella che sarebbe diventata la Apple company è il garage di Jobs, e il capitale iniziale viene ricavato dalla vendita della calcolatrice programmabile HP di Wozniack e del pulmino Volkswagen di Jobs.
La sfida quasi maniacale di “Woz” con se stesso è quella di utilizzare il minor numero possibile di componenti elettronici per la realizzazione delle sue macchine. Gli Apple vengono realizzati con il chip 6502 della Mos Technology, prescelto grazie al suo basso costo e alla sua similitudine con il 6800 della Motorola che Wozniack conosce molto bene. Il prezzo della “mela” è di 666 dollari e 66 centesimi.
I diagrammi di costruzione, fin nei minimi dettagli di progettazione, sono liberamente consultabili, e assieme al computer viene distribuito gratuitamente l’interprete Basic scritto dallo stesso Wozniack. Sugli annunci pubblicitari della Apple si può leggere: “La nostra filosofia è fornire software per le nostre macchine gratuitamente o a un costo minimo”.
Tra i dipendenti della Apple troviamo anche John “Captain Crunch” Draper, che porta avanti il progetto di uno slot di espansione per l’Apple I, in grado di connettere il computer a un normale telefono.
Draper aggiunge alla scheda funzioni di composizione automatica dei numeri telefonici che la trasformano in uno strumento versatile e potente per il “Blue Boxing”, ma il progetto viene bloccato per la sua potenziale pericolosità.
Il 15 Aprile 1977, al San Francisco Civic Center, vengono presentati i primi prototipi di Apple II, e nel 1984 nasce un modello destinato a passare alla storia: Apple Macintosh. Machintosh è il primo personal computer a fare uso di “finestre”, “cartelle” e “icone” per rappresentare graficamente in maniera intuitiva le informazioni contenute all’interno del calcolatore. Questo tipo di “interfaccia utente”, sviluppato allo Xerox Palo Alto Research Center, verrà imitato in seguito dal sistema operativo Windows della Microsoft.