Credo che nessun essere senziente con un minimo di conoscenza di Internet sia disposto a mettere le mani sul fuoco sull’affidabilità di Wikipedia. Lo, so, così dicendo mi attiro i fulmini di una serie di pasdaran della Rete. Amo molto e uso molto Wikipedia, ma la uso con grano salis e soprattutto faccio sempre delle verifiche incrociate con altre fonti. E chi vuole credere ciecamente, in nome di pregiudizi ideologici faccia pure. Io che scrivo per dare informazione agli altri, ritengo di non potermelo permettere.
Purtroppo – e logicamente, data la natura di Wikipedia – il mezzo in sé è tendenzialmente inaffidabile. Nella misura in cui chiunque può modificare un articolo dell’enciclopedia più comoda del mondo, qualunque cosa può essere scritta – la disinformazione, la manipolazione, la superficialità o lo scherzo di dubbio gusto sono all’ordine del giorno. Chiaro, nel medio/lungo periodo, l’uso collettivo del mezzo, le misure correttive adottate dal sito, lo sforzo collaborativo e benevolo dei collaboratori seri rendono mediamente affidabile il contenuto. Ma non c’è garanzia che in preciso istante, il contenuto sia al 100% affidabile, magari perché appena postato da un buontempone o da un manipolatore.
E che le aziende manipolino Wikipedia, non c’era nessun dubbio. Oggi però è più semplice beccarle con le mani nella marmellata. Come riportato da un interessante articolo del New York Times e da questo articolo di Wired, un nuovo, intelligente applicativo chiamato Wikiscanner rende oggi più facile rendere evidente l’indirizzo IP dell’autore delle modifiche a un contenuto di Wikipedia. Ovvero tracciare un pochino meglio l’autore del contenuto.
In molti casi questa informazione è una non informazione, riportando dati assolutamente anonimi e non rilevanti. In altri casi (sorpresa sorpresa), si scopre che l’autore (o meglio, la sua macchina) vivono all’interno della rete di una azienda identificabile. E spesso, di una azienda che è parte in causa del contenuto della pagina modificata. Ora, io sono totalmente a favore della libertà dell’azienda di esprimere il proprio punto di vista, di difendersi da linciaggi a volte del tutto ingiustificati o eccessivi, in un processo dialettico e democratico di generazione di informazione. Quel che succede (ma lo sapevamo tutti) è che spesso il contenuto della pagina viene modificato a favore dell’azienda e/o per correggere inesattezze da personale dell’azienda… senza esplicitare che l’autore è parte in causa.
Se devo essere onesto, la cosa non mi scandalizza più di tanto. Avendo passato quasi tutta la mia vita (lavorativa) nel mondo della comunicazione, so che è uno di quei campi dove tanti manager ritengono che tutto sia lecito. E dove, se si dà una tribuna, tanti idioti volenterosi si mettono a (stra)parlare a nome dell’azienda – senza esserne stati autorizzati dall’alto e facendo grandi danni. È infatti impossibile capire quando una manipolazione su Wikipedia (o su un forum o qualsiasi altro media) sia stata commissionata dalla premiata ditta o sia il frutto di un emotività incontrollata di un dipendente innamorato della propria azienda (ne esistono ancora, giuro) che si prende autonomamente il mal di pancia di difendere con qualsiasi mezzo quella che lui ritiene la verità.
In realtà, mi correggo, esiste il modo di capirlo: se la manipolazione non è identificabile, anzi, non si capisce che è stata una manipolazione, allora è probabile sia stata commissionata dall’azienda. Ma questo, ovviamente, è un paradosso. Comunque date un’occhiata ai i casi presentati dall’articolo del NYT e sul sito di wikiscanner e scuotete tristemente la testa.
Quello che mi scandalizza, insomma, è il fatto che sulla Rete, in area di comunicazione pubblica così delicata e critica per un’azienda, mettano le mani persone dotate di un tale livello di imbecillità. Imbecillità sul fronte marketing, perché a far questi giochetti si viene scoperti facilmente e l’effetto boomerang è spesso terribile. Imbecillità sul fronte tecnico, perché non ci vuole un genio per sapere che in Rete ti possono tracciare facilmente e che se devi fare una porcata, meglio farla da un Internet Cafè. A leggere l’articolo del New York Times c’è da farsi cadere un po’ le braccia, ma in fondo meglio così: fin quando i cattivi sono scemi, noi buoni riusciamo a vivere un po’ meglio. Anche se, ammettiamolo, manipolati lo saremo sempre, new media o old media che sia.