Con una sentenza del 20 giugno scorso, un giudice dei Paesi Bassi ha ordinato alla versione olandese di Indymedia, sito specializzato nella diffusione di informazioni provenienti da varie associazioni e gruppi alternativi, di eliminare – a pena di un’ammenda di 5.000 euro per ogni giorni di ritardo – i link che rinviavano a un altro sito che consentiva, a sua volta, di accedere a contenuti ritenuti illegali in un precedente giudizio.
La vicenda aveva avuto origine nel 1996-1997, quando un giudice tedesco aveva vietato la diffusione di una rivista di estrema sinistra, Radikal, che offriva ai suoi lettori una serie di informazioni su come intralciare e ritardare i convogli che trasportavano scorie nucleari attraverso la rete ferroviaria tedesca.
In seguito, però, gli stessi contenuti pubblicati da Radikal avevano continuato a circolare sulla Rete e la Deutsche Bahn aveva deciso di citare in giudizio un fornitore d’accesso olandese in quanto su uno dei siti-clienti erano state pubblicate le pagine in questione.
I giudici hanno, poi, ritenuto fondate le ragioni della società tedesca, con una sentenza del 15 aprile 2002, confermata il 25 aprile.
Nel frattempo, però, Indymedia Olanda aveva inserito sulle proprie pagine dei link ad un sito che, a sua volta, consentiva di accedere agli articoli di Radikal dichiarati illegali.
Deutsche Bahn è, perciò, di nuovo ricorsa al giudice che ha intimato a Indymedia di eliminare i link alle pagine incriminate, sostenendo che un sito Internet è responsabile di qualunque contenuto che diffonde o al quale consente in qualunque modo di accedere.
La peculiarità della decisione del tribunale olandese consiste soprattutto nel fatto che i link di Indymedia rinviavano semplicemente alla homepage di altri siti e non direttamente ai contenuti illeciti.
La condanna, perciò, vietando la presenza di link indiretti, ha bloccato anche l’accesso ad altri contenuti perfettamente legali.