Termina con questo articolo il resoconto socio-tecnologico del mio “Giro del Mondo”. Dopo New York, la Silicon Valley, i lontani arcipelaghi polinesiani e le ricche terre del continente australe, l’ultima tappa coincide con una delle aree a più rapido sviluppo tecnologico dell’intero pianeta.
Hong Kong, ricchissima ex città stato, è da quattro anni territorio cinese: dal 1997 è la porta della Cina verso il terzo millennio. Il motto “uno stato, due sistemi”, trova la sua prima applicazione proprio nella città centro finanziario e commerciale del sud-est asiatico. La scelta della nazione cinese di mantenere l’attuale assetto politico, aprendo però gradualmente al capitalismo, fa di Hong Kong la vera porta verso l’immenso mercato costituito da un miliardo di abitanti e caratterizzato da tassi di crescita economica elevatissimi. Le previsioni di IDC, relativamente allo sviluppo
dell’e-commerce in Cina, stimano che nel 2004 il giro d’affari sarà pari a 60 miliardi di dollari (più di 130 mila miliardi di lire).
Certo, i privilegi non sono più così evidenti rispetto al passato coloniale: oggi la città deve fronteggiare la concorrenza di alcune grandi megalopoli cinesi, quali Shanghai o Canton e una nuova classe politica direttamente collegata a Pechino, le cui decisioni non sempre favoriscono l’ulteriore espansione economica.
Il nuovissimo aeroporto nell’isola di Lantau accoglie il visitatore, un fantascientifico e rapidissimo treno collega in pochi minuti l’aereoporto ai Nuovi Territori, a Kowloon e, infine, l’isola di Hong Kong. Le meraviglie tecnologiche iniziano a rivelarsi fin da subito: durante il tragitto verso la città, tra lo squillare di telefoni cellulari, posso consultare sul display a cristalli liquidi posto nello schienale della poltrona, decine di canali che diffondono le ultime notizie, gli operativi dei voli, le informazioni principali sulla città, le previsioni meteo, eccetera.
Giunto in città, il traffico caotico di un agglomerato di sette milioni di abitanti travolge in pochi istanti: è una concentrazione immensa di persone intente a telefonare con il proprio cellulare, dai passanti nei viali, agli autisti degli autobus muniti di debito auricolare, ai boat people della baia di Aberdeen, anch’essi “redenti” dalla tecnologia wireless.
La penetrazione delle tecnologie wireless è l’aspetto che colpisce immediatamente l’attenzione del visitatore: da alcuni mesi la Cina è il paese con il più alto numero di telefoni cellulari attivi al mondo.
È una realtà che “corre”, al costante inseguimento della ricchezza, dove la maggior parte delle persone è costretta a vivere in pochi metri quadrati a costi esorbitanti. A Hong Kong, così come a Tokyo e in molte megalopoli dell’estremo oriente, è facile comprendere la tendenza alla miniaturizzazione portata agli estremi da popoli che hanno nella gestione dello spazio disponibile uno dei principali problemi.
Presso il faraonico Convention Center di Wan Chai, si è svolta dal 14 al 17 novembre la sedicesima edizione di una delle più importanti fiere informatiche dell’area: la “Software Exhibition 2001 “.
Nel suo speech di presentazione, Charles Mok, chairman dell’Hong Kong Information Technology Federation, ricorda che da pochissimi giorni la Cina ha compiuto un passo storico nella direzione del cambiamento: dal 14 novembre è membro della WTO, la World Trade Organization. È un segnale chiaro dell’avanzata inarrestabile del processo che chiamiamo “globalizzazione”, fenomeno che non può essere ignorato nemmeno da un colosso demografico ed economico quale la repubblica popolare cinese. L’argomento principale dell’esposizione è stato il wireless in tutte le sue differenti varianti. È chiaro, oggi più che mai, che in questo settore, chi riuscirà a conquistare il mercato cinese avrà fra qualche anno ai suoi piedi l’intero mercato mondiale.
E all’uscita dalla conferenza, scendendo nella Hall principale del Convention Center, una teoria di video telefoni multifunzione, usciti forse dal film di Win Wenders “Fino alla Fine del Mondo”, mi conferma che il futuro è molto più vicino di quanto potessi immaginare.