Nell’imminenza di Terroir Vino ho iniziato a riflettere su Vino e Web. Per capire cosa potrebbe (e dovrebbe) fare internet per il mondo del vino e viceversa ho fatto due chiacchiere con Alessandra Rossi, esperta di Wine & Food sul digitale.
Nell’attuale situazione economica, una delle vie d’uscita per l’Italia è puntare su produzioni tipiche, ad alto valore ad aggiunto, ad esempio gastronomia e vini. A che punto siamo?
È indubbio che l’enogastronomia e il turismo ad essa collegato siano per l’Italia la principale risorsa economica auspicabile e praticabile, perché a basso impatto ambientale, perché l’offerta italiana è leader nel mondo e perché qui non dobbiamo inventare nuovi prodotti, solo nuove mentalità. Purtroppo in questo decennio si è vista crescere la produzione italiana di qualità, ma non la sua sostenibilità economica. Oggi tre imprese agricole su cinque hanno il bilancio in rosso e 100.000 di loro rischiano la chiusura entro l’anno in corso. Eppure l’interesse di consumatori e buyers italiani ed esteri verso l’enogastronomia di qualità è in costante crescita, ma affinché le aziende ne beneficino è necessario rivedere molte politiche: dalla distribuzione, che crea aumenti talvolta improponibili dal prezzo all’origine a quello al consumatore finale, all’annosa questione dei costi di lavoro, energia e burocrazia. E non scordiamo la necessità di adeguata promozione-informazione.
In questa direzione, rispetto agli ingenti finanziamenti impiegati a livello pubblico, poco si è fatto per raggiungere e soddisfare i mercati potenzialmente interessati alla nostra offerta enogastronomica di valore. Si è quindi chiesto agli imprenditori – come in altri comparti peraltro – di riempire tutti i gap, da quelli strutturali a quelli tecnologici. E li si è lasciati soli a inventarsi marketing e comunicazione. Poche realtà socioeconomiche appaiono così dinamiche e articolate come questo comparto, non solo per via dei mercati tanto differenziati, ma anche per la grande diversificazione delle imprese che ne fanno parte. Oggi producono linee di vini di qualità anche imbottigliatori dai numeri enormi, così come vignaioli che hanno tre ettari. A parità di qualità del vino però, appare ovvio che aziende tanto diverse abbiano chance altrettanto diverse di sopravvivenza nel mercato globale che richiede capacità di vendere anche all’estero, quindi economia di scala e razionalizzazione, se non nella produzione, almeno nella distribuzione e commercializzazione. Ma distribuzione, commercializzazione e promozione di qualità hanno un costo impossibile da sostenere per un piccolo vignaiolo. Oppure no? E qui arriviamo ad Internet.
Arriviamoci: come vedi oggi la relazione del mondo del vino con il web?
I numeri del popolo degli appassionati di wine&food sul web, anche solo in Italia, sono impressionanti; milioni di utenti ogni giorno cercano almeno una notizia enogastronomica, le video-ricette su YouTube sono numerose e cliccatissime. Eppure nelle aziende interessate la conoscenza di Internet e del social web come strumento di marketing è ancora scarsa, come rileva anche una recente indagine della Bocconi.
Di quei milioni che bloggano allegramente di cibo e vino, trovi tracce evidenti su Facebook che, proprio per le aziende vinicole, si presta ad una comunicazione aziendale – se ben condotta – realmente efficace, poiché la connotazione del prodotto vino e le sue implicazioni sono proprie dell’aspetto ludico che Facebook incoraggia a vivere. Non a caso ristoratori e proprietari di locali, così come cantine che organizzano eventi e degustazioni, hanno su Facebook pagine piuttosto attive.
Gli “advanced”: una ristretta percentuale di navigatori invece, si occupano di wine&food online a livello approfondito, con post ed altri contenuti che spaziano dall’enologia al web marketing. I blog dedicati sono molti, la concentrazione maggiore si trova sul social network . Qui trovi le case history più interessanti e uno specchio della variegata realtà produttiva di cui parlavo prima: da Francesco Zonin con MyFeudo, l’iniziativa social-enologica progettata con Hagakure, al piccolo vignaiolo sardo (6 ettari) che già nel 2008 dal Vinitaly offriva la diretta webtv del suo stand, nello spazio video di Vinix. La maggior parte di questi vignaioli (e loro interlocutori) “avanzati”, sono approdati anche su Twitter da poco più di un anno. Proprio lì ferve una piccola ma agguerritissima comunità perennemente collegata che ha dato vita in occasione di Vinitaly all’iniziativa Tweet your wines, percorso di eventi e degustazioni in fiera. E chissà cos’altro si inventeranno. Stiamo a guardare, perchè al di là del numero di followers che queste iniziative riescono a fare oggi, si intravede una viralità che col tempo potrà costruire una fidelizzazione di spessore. Non a caso anche grandi aziende del wine&food, oggi, hanno aperto blog che non hanno certo milioni di visitatori, ma indubbiamente stanno costruendo le relazioni che terranno in piedi il mercato del futuro.
In questo contesto, ha senso l’ecommerce?
In questo momento vedo un futuro dove a parte le enormi potenzialità del B2B, l’e-commerce è uno strumento ancora tutto da sviluppare, per il vino di qualità, se corredato non da foto, prezzo e carrello, bensì da contenuti a maggior valore emotivo, fruibili per la massa e non solo per i sommelier, sostenuti o meglio ancora prodotti, da attività di social web.
Di Terroir Vino, che mi dici?
A Genova il 6 e 7 Giugno, a Terroir Vino (organizzata da Filippo Ronco, editore di Vinix e di Tigullio Vino) c’è la sintesi offline di ciò di cui abbiamo parlato sinora (i video delle edizioni precedenti). 180 espositori di eccellenze del wine&food, ma non solo: l’aspetto più importante di questa manifestazione enogastronomica unica nel suo genere in Italia, è che si tratta di un “incontro tra Vino, Persone e Web” che nasce e prospera attraverso il social networking e nel suo appuntamento annuale sviluppa e consolida competenze e relazioni interne, con un pubblico sempre crescente di assetati di buon vino e buon sapere.