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“Una sostanza tossica nel cibo o nell’acqua non è automaticamente un rischio per la salute”: Gerald A. LeBlanc, autore di È la dose a fare il veleno, spiega come valutare il rischio

01 Marzo 2024

“Una sostanza tossica nel cibo o nell’acqua non è automaticamente un rischio per la salute”: Gerald A. LeBlanc, autore di È la dose a fare il veleno, spiega come valutare il rischio

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Ognuno può oggi basarsi sui fatti anziché sulle emozioni e determinare con precisione se preoccuparsi o meno per l’esposizione alle sostanze chimiche.

Valutare il rischio spesso è come risolvere un enigma

Apogeonline: Se il nostro livello di rischio da sostanze chimiche è così alto, perché viviamo meglio e più a lungo delle generazioni precedenti? Forse i benefici complessivi dell’uso della chimica superano i suoi svantaggi?

Gerald A. LeBlanc: Nel mondo si producono e utilizzano decine di migliaia di sostanze chimiche. La maggior parte di esse, comunque, sono a rischio basso e relativamente benigne. Il rischio relativo alle sostanze tossiche deriva dall’esposizione. In parole semplici, la presenza di una sostanza tossica nel cibo o nell’acqua non determina automaticamente un rischio per la salute. Eventuali effetti dannosi sono una funzione della tossicità intrinseca della sostanza e della quantità a cui veniamo esposti.

Il rischio è una caratteristica di qualsiasi sostanza. Alcune sono pericolose, altre no. Non abbiamo controllo su questo. Le agenzie di sorveglianza lavorano per assicurarci di non essere esposti a livelli rischiosi di sostanze tossiche. Possiamo inoltre agire per minimizzare l’esposizione alle sostanze pericolose in prodotti di uso quotidiano come cosmetici, prodotti per la cura della persone e farmaci. Il mio libro aiuta i consumatori a condurre rilevazioni personalizzate dei rischi.

Tornando alla domanda, è vero che i progressi nella medicina, nella sicurezza sul lavoro, nella sicurezza dell’alimentazione e sul benessere alimentare hanno contribuito a una maggiore longevità. Direi che il rischio da sostanze tossiche viene temperato dai regolamenti e dalle iniziative per minimizzarlo. Ognuno di noi può inoltre prendere le misure appropriate per minimizzare le esposizioni.

Perché tanta gente dà retta alle pubblicità dei prodotti “naturali”?

Per quanto io non sia uno psicologo con la possibilità di fornire una risposta autorevole, sembra che la maggioranza delle persone ritenga sicuri i prodotti naturali e nocivi quelli prodotti dall’uomo. si tratta di una posizione imprecisa. Madre Natura è estremamente efficiente nel produrre tossine e veleni tramite un gran numero di organismi. Queste sostanze naturali possono avere effetti molto gravi, dalla morte immediata al causare il cancro. Non si capisce perché le persone associno la natura alla salute personale, ma è evidente che le agenzie pubblicitarie cavalcano disinvoltamente quest’onda.

Come ti sei rapportato con i novax durante la pandemia? Perché così tante persone hanno preferito credere alla propaganda e all’ignoranza ostentata, quando avevamo la scienza?

Sembra che si tratti di persone particolarmente ostili al cambiamento. Persone con una sfiducia profonda nell’intervento dell’uomo, per cui un vaccino creato in laboratorio deve essere per forza pericoloso, che ripiegano sul potere presunto dei cosiddetti rimedi naturali. I novax tendono a formare comunità chiuse con legami stretti, in cui la pressione sociale influenza con forza le loro opinioni. È probabile che l’opposizione ai vaccini si sia diffusa in questi gruppi tanto velocemente quanto il virus stesso. I membri di queste comunità sono inclini a cercare informazioni allineate al proprio pensiero e sminuire le prove scientifiche dell’efficacia dei vaccini: una forma di bias da conferma. Durante la pandemia, il mio atteggiamento verso i novax è stato mantenere una distanza di tre metri da loro.

Ciò che è accaduto con la reazione ai vaccini contro il Covid si sta ripetendo in qualche altro campo, solo con meno risalto sui media?

La credenza che vaccinare i bambini provocasse l’autismo è emersa nel 1998 a seguito di uno studio che suggeriva questo genere di connessione. Nel tempo si sono succeduti moli altri studi che hanno smentito le conclusioni di quello originale ed escluso collegamenti tra vaccini e autismo. Oggi quello studio non gode più di alcun credito. Ciò nonostante, alcuni continuano ad affermare che i vaccini per l’infanzia causano l’autismo.

Leggi anche: Sostanze tossiche nell’ambiente: quanto preoccuparsi (o meno)

Gli alimenti geneticamente modificati (GMO) hanno acquisito sempre maggiore rilevanza nella catena alimentare umana. Numerosi studi hanno escluso effetti dannosi sulla salute umana derivanti dal consumo di cibi geneticamente modificati. L’Organizzazione mondiale della sanità ha dichiarato che questi cibi sono sicuri per i consumatori. Alcuni gruppi continuano tuttavia a esprimere preoccupazioni su rischi potenziali, come il cancro, associati al consumo di GMO.

È da più di un secolo che nelle aree metropolitane degli Stati Uniti e del mondo si beve acqua addizionata di cloro. Questa pratica ha svolto un ruolo cruciale nel migliorare la salute collettiva attraverso l’eliminazione degli organismi patogeni contenuti nell’acqua. L’aggiunta di cloro è regolata da norme che ne dettano i limiti massimi di utilizzo, a salvaguardia della salute di tutti. Per quanto i vantaggi dell’acqua clorata siano evidenti, continuano a sussistere gruppi che si oppongono al suo utilizzo sulla base di preoccupazioni per i rischi che anche una minima quantità di cloro nell’acqua potrebbe presentare.

Sono tutti esempi di valutazione del rischio sulla base della paura, cioè di una emozione, invece che sulla base dei fatti. Domina il bias della conferma, che rifiuta una prova scientifica e adotta una congettura senza prove. Temo che questo atteggiamento continuerà a manifestarsi, dal momento che l’emotività è molto più facile da usare del pensiero.

Quando hai capito che bisognava scrivere questo libro?

Una ventina d’anni fa ero a fare la spesa quando ho sentito una donna spiegare a una amica che andava comprata la lattuga bio, visto che quella non-bio era contaminata dai pesticidi e causava il cancro. Quella stessa sera avevo gente a cena e una dei miei ospiti insistette nel sostenere che qualunque quantità di sostanze chimiche nel cibo fosse pericolosa. La informai che il cibo è composto da sostanze chimiche, così lei concentrò la sua osservazione sulle sostanze chimiche create dall’uomo.

Come docente universitario, istruivo futuri scienziati sulla tossicità e il rischio delle sostanze chimiche. Le esperienze qui sopra mi fecero capire che la stessa istruzione serviva anche alle persone comuni che vogliono prendere ogni giorno decisioni informate sulle sostanze chimiche nella loro vita. Era nata l’idea del libro. Ho preparato uno scaletta del libro, che però rimase a languire per molti anni a causa degli impegni di lavoro e di ricerca. La pandemia aprì nella mia agenda spazi che mi permisero di scrivere davvero il libro.

Le scuole svolgono un buon lavoro nell’istruire gli studenti sulla valutazione corretta del rischio delle sostanze chimiche o si potrebbe fare di più?

Potrebbe essere utile estendere la diffusione delle informazioni sulla valutazione del rischio anche oltre l’ora di chimica, a tutti i livelli di insegnamento. Sarebbe importante per gli studenti e anche spesso per i genitori.

Come possiamo trovare un punto di equilibrio ugualmente distante dalla totale indifferenza e dall’eccessiva paranoia sui rischi da sostanze chimiche?

Il mio libro intende esattamente fornire una comprensione di base del rischio chimico e di come quantificarlo. La gente tende a prendere decisioni sul rischio chimico secondo le proprie emozioni invece che secondo i fatti; possiamo cambiare questo paradigma solo se facciamo capire alle persone che è possibile valutare in modo puntuale quale sia il nostro rischio effettivo e quindi liberarci tanto dalla paranoia quanto dalla sconsideratezza.

I racconti nel tuo libro sono scioccanti: è così facile preoccuparsi per nulla, è così facile sottovalutare un rischio… in più punti mi è venuta in mente la serie televisiva House, in cui un medico risolve i più intricati casi clinici in modo eccentrico, spesso salvando la vita a un paziente dato per spacciato. I tuoi racconti sono molto più dettagliati: quanto ci è voluto per svilupparli?

È stata la parte più creativa e divertente del libro, nella quale ho potuto essere creativo e immaginare persone comuni alle prese con il rischio chimico e con decisioni da prendere. Ogni racconto ha richiesto circa una settimana di preparazione. I racconti mi servivano per prevenire la noia dovuta alla lettura di pure informazioni scientifiche e mostrare come sia possibile a chiunque sciogliere molti nodi legati all’esposizione a sostanze chimiche.

Il confronto con le storie di House è appropriato, perché in ambedue i casi viene risolto un mistero grazie alla scienza. La differenza è che nel mio libro sono proprio i pazienti a risolvere i misteri da soli.

È la dose a fare il veleno, di Gerald A. LeBlanc

La nostra vita è un mare di sostanze chimiche. Come possiamo capire quanto sono pericolose per la nostra salute?

Tengo a sottolineare che i racconti sono inventati, ma spesso a partire da esperienze concrete. Per esempio, la storia della persona colpita da infarto per avere assunto un farmaco contro l’emicrania si basa sulla mia esperienza diretta. Lo stesso vale per i due genitori alla ricerca delle cause della sordità del figlio, vicenda basata su quanto è accaduto nella nostra famiglia.

Qual è la lezione più sorprendente che ti è accaduto di scoprire sui rischi effettivi di una sostanza?

Una lezione fondamentale è che ci sono eccezioni per qualsiasi regola. Consideriamo per esempio l’acetaminofene, antidolorifico che vediamo sullo scaffale della farmacia con il nome di Tylenol. Inizialmente diretto agli adulti, ha purtroppo causato molti decessi per overdose capace di danneggiare il fegato.

Ora, sappiamo che tipicamente i bambini sono più vulnerabili degli adulti alla tossicità chimica. Di conseguenza, quando è uscito il Tylenol per bambini, la comunità medica si aspettava un aumento dei casi di avvelenamento da acetaminofene. Invece, nessun bambino è morto per avere assunto il farmaco. Si venne a scoprire che, mentre l’acetaminofene viene convertito in un sottoprodotto tossico negli adulti, i bambini lo metabolizzano in modo non tossico.

Qual è la tua ricetta per vivere sereni e consapevoli in tempi di incertezza sugli effetti delle sostanze chimiche così pervasive nelle nostre vite?

L’ansietà è il prodotto dell’incertezza e l’incertezza arriva con la mancanza di informazioni. Per ridurre l’ansia dobbiamo informarci sulle sostanche che ci preoccupano e avere un’idea dell’entità della nostra esposizione a queste sostanze. Tale conoscenza ci conduce a saper valutare i nostri rischi in modo personalizzato. L’entità del rischio, alta o bassa, ci permette di stare tranquilli oppure prendere decisioni per ridurre la nostra esposizione. In questo modo possiamo eliminare l’ansia ingiustificata e le preoccupazioni non necessarie.

Immagine di apertura originale della redazione di Apogeonline.

L'autore

  • Gerald A. LeBlanc
    Gerald A. LeBlanc è professore di tossicologia presso il Dipartimento di Scienze Biologiche della North Carolina State University. Ha fatto parte di numerosi comitati e commissioni di consultazione scientifica federali e internazionali, tra cui il Comitato per la valutazione del rischio ecologico del Consiglio nazionale delle ricerche degli Stati Uniti.

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