È un’inchiesta imponente quella che ha visto l’Ufficio federale della Polizia svizzera (OFP) arrivare a individuare circa 1.300 persone sospettate di consumare pornografia infantile su Internet.
L’inchiesta si basa su informazioni fornite dall’Interpol, sui dati delle carte di credito usate per accedere a materiale pornografico a carattere pedofilo.
È un’azienda americana che fornisce 300 siti che contengono pornografia infantile e che ha spinto a inchieste parallele in altri paesi europei.
È l’agosto del 2001 quando l’OFP riceve le prime informazioni dall’Interpol. Scatta un’inchiesta preliminare e i dossier sono trasmessi ai cantoni interessati.
Ma è dal 1 aprile del 2002, che l’acquisizione e il procurarsi o possedere materiale pornografico “duro” è punibile. Ne fa parte anche la pornografia infantile e i contravventori rischiano fino a un anno di galera.
Purtroppo, vista la quantità di persone implicate e il numero di cantoni, alcune indiscrezioni sono trapelate, compromettendo l’inchiesta ancora in corso.
Tra i sospettati, ci sono uno psicologo scolastico (sospeso), un giudice istruttore e anche il capo del personale dell’amministrazione cantonale con sede a Obwald.
L’operazione è una costola di quella condotta in vari paesi compresa la Germania, dove sono stati perquisiti più di 1.100 appartamenti.
Interessata all’inchiesta anche l’azienda americana Landslide che è a capo di questo caso.
Suoi sono i 300 siti porno che offrono immagini di bambini e che le hanno fruttato già circa 5,5 milioni di dollari, secondo le fonti di polizia. Il padrone dell’azienda era stato arrestato e condannato all’ergastolo da un tribunale americano.