Durante la seconda guerra mondiale una bomba alleata ha centrato un seminterrato del Museo di Storia Naturale della città di Berlino, mandando in frantumi una cospicua serie di reperti fossili rinvenuti all’inizio del XIX secolo.
Nell’assoluto caos che l’evento ha determinato, la ricostruzione dell’appartenenza dei reperti ha impegnato i ricercatori per diversi decenni e a tutt’oggi solamente l’uso di sofisticate tecniche di tomografia computerizzata ha portato a qualche positivo risultato di attribuzione dei frammenti ossei.
Tra questi, una vertebra di dinosauro di circa venti centimetri per diciassette di larghezza appariva danneggiata. La tomografia ne aveva però stabilito l’esatta forma, pur essendo nascosta dalla custodia di gesso e incrostata di sedimenti. Acquisiti i dati morfologici dal tomografo, questi sono stati adattati al software di una stampante 3D a sinterizzazione laser, dove un raggio scalda la polverizzazione di un materiale plastico strato per strato, fino a fargli assumere la forma desiderata.
La ricostruzione che ne è derivata ha meravigliato i suoi stessi creatori: precisa al micrometro (un millesimo di millimetro). I risultati sono stati pubblicati sulla rivista Radiology e Ahi Sema Issever, il ricercatore protagonista, ha entusiasticamente affermato:
Esattamente come la stampa di Gutenberg ha aperto il mondo dei libri al pubblico, i modelli digitali e la stampa 3D dei fossili possono ora essere ampiamente distribuiti, mantenendo protetti i preziosi reperti originali.
Qualunque sia stata la fine dei dinosauri, saremo in grado di ricostruirli.