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Uday, primogenito di Saddam, apprendeva la tortura su Internet

18 Aprile 2003

Uday, primogenito di Saddam, apprendeva la tortura su Internet

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Sulla passioni segrete e pubbliche di Saddam Hussein si è detto molto. I suoi fastosi palazzi sono ancora là a dimostrare le manie del dittatore, finalmente sotto l’occhio impietoso delle …

Sulla passioni segrete e pubbliche di Saddam Hussein si è detto molto. I suoi fastosi palazzi sono ancora là a dimostrare le manie del dittatore, finalmente sotto l’occhio impietoso delle telecamere che ritrasmettono le immagini in tutto il mondo.

Non erano da meno i suoi figli, soprattutto il primogenito, Uday, appassionato di Internet e di tortura, oltre alle armi, alle donne, alle automobili di lusso, all’alcool, ai gioielli da uomo e all’attaccamento per sua madre.

A parlare delle passioni di questo criminale è un suo ex collaboratore che ha spifferato tutto alla France Presse. E il quadro che ne viene fuori è, semplicemente, spaventoso.
“Passava gran parte della giornata su Internet visitando soprattutto i siti delle ONG – racconta l’ex collaboratore – per apprendere sulle torture più sofisticate, soprattutto in sudamerica e quando non capiva il testo in spagnolo, stampava le foto”.

Non era lui a torturare, ma assisteva alle sevizie in una prigione a 50 km a sud di Baghdad, sotto il controllo dei fedayn di suo padre. Solo una volta ha buttato dal quattordicesimo piano un uomo, che non aveva pagato per alcuni servizi resi.

La palestra di Uday, dentro il complesso presidenziale e ha un numero impressionante di macchine ginniche, è disseminata di decine di pagine Internet sull’argomento.

In una sala del complesso, i muri sono ricoperti da foto o dipinti dei più importanti personaggi sciiti, mentre su altre spiccano foto di attrici e soprattutto di Brooke Shields.
Dopo aver subito un attentato che gli ha lasciato un handicap alle gambe, Uday si è dato alla religione.

Ma non ha perso la sua passione per le donne: una vera e propria ossessione. Sul suo computer si legge una e-mail di un’agente libanese di call girls che si scusa per il ritardo, annunciandogli l’arrivo di sette ragazze ceche con tanto di foto.
“Contrariamente a quanto è stato scritto – continua il collaboratore – Uday non è mai stato sposato ed era ossessionato dalle donne. Se vedeva per strada o in una serata una donna che gli piaceva, mandava i suoi sbirri a cercarla”.

I suoi collaboratori lo detestavano perché era odioso. “Se vedeva qualcosa su Internet, la voleva immediatamente. Se uno dei suoi aiutanti gli spiegava che l’oggetto non sarebbe uscito sul mercato che dopo qualche mese, lo faceva frustare”.

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