Seconda giornata del processo Microsoft. Dopo aver strappato l’azienda, oggi i giudici della corte d’appello se la prendono con il giudice di primo grado Jackson.
“Le conclusioni del giudice Jackson mancano totalmente di chiarezza”, queste le parole del presidente della corte, il giudice Harry Edwards sul lavoro del suo predecessore.
Parole che danno l’idea dell’aria che tirava in questo secondo giorno di udienza.
E così Microsoft sente aria di vittoria, vista la tendenza favorevole dei giudici ad accettare le sue tesi.
Soprattutto e a più riprese i sette giudici hanno stigmatizzato il lavoro del giudice di primo grado, arrivando a metterne in dubbio la verità e la precisione.
“Non ci sono conclusioni appropriate e che mostrino che ci sia stato il tentativo di sviluppare un monopolio”, ha rincarato la dose il giudice Sentelle.
Jeffrey Minear, l’avvocato del governo ha dovuto di nuovo subire gli assalti della corte, contrariamente al suo collega Steven Holley, avvocato di Microsoft designato dal gruppo per difendersi sulla questione dello smantellamento.
Quest’ultimo è sembrato beneficiare dell’approvazione dei giudici.
Lo smantellamento “è stato motivato da un desiderio illegittimo di punire Microsoft” ha dichiarato l’avvocato. Secondo lui una tale decisione, oltre che essere eccessiva, non modificherebbe né la strategia, né l’evoluzione del gruppo.
Di fronte a Jeffrey Minear, che difendeva la separazione del gruppo in due entità (la OpsCo, Operating System Business, che raggrupperebbe le attività dei sistemi operativi di Microsoft e AppsCo, Application Business, per la realizzazione di altri tipi di software), la corte è rimasta meno silenziosa.
Per il giudice Ginnsburg, “la sanzione dev’essere decisa in conformità alle accuse di integrazione di Internet Explorer in Windows e quella di formazione illegale di monopolio”.
Se la corte non confermerà le decisioni del giudice Jackson su tutti questi punti, allora il possibile smantellamento dell’impresa non sarà più all’ordine del giorno.