Secondo uno studio pubblicato da Info-Tech Research Group e svolto presso più di 1.400 direttori informatici di aziende americane, canadesi e inglesi, Linux sarebbe utilizzato dal 27% di loro. Inoltre, del 73% di società dotate di Windows, il 48% dichiara di non dimostrare alcun interesse al sistema operativo libero, soltanto il 10% annuncia che si interesserà a Linux in futuro.
Un risultato spiegabile, secondo gli esperti, con la necessità di nuove competenze richieste dall’eventuale installazione di Linux, competenze che andrebbero a tradursi in costi per le aziende.
Lievemente in contrasto con questa ricerca quella dello yankee Group che annuncia che più del 50% delle 509 imprese interrogate (grandi aziende e PMI) prevede di installare Linux in parallelo alle soluzioni Windows. Tuttavia, un buon numero di intervistati precisava che Linux sarebbe venuto in sostituzione di ambienti Unix o Netware.
Lo studio Linux-Windows 2005 TCO Comparison Survey rivela, inoltre, che i costi legati all’installazione e all’utilizzo di Linux e Windows Server non rappresentano differenze significative. Ma un’ampia maggioranza degli intervistati ritiene che Windows Server 2003 riveli una qualità delle prestazioni e una stabilità affidabile quanto una soluzione Linux, se non di più.
Inoltre, sempre secondo l’indagine, il ripristino di un sistema sotto Windows Server 2003 in seguito a un attacco informatico sarebbe il 30% più rapido rispetto a Linux. In compenso, il costo orario indotto dall’interruzione di servizio si rivelerebbe tre a quattro volte più elevato che sotto Linux, soprattutto a causa del più grande numero di dati critici conservati sotto i server Windows.