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Stati Uniti: guerra in caso di attacchi informatici

19 Febbraio 2002

Stati Uniti: guerra in caso di attacchi informatici

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Gli Stati Uniti, dopo gli attentati dell’11 settembre e malgrado la risposta militare in Afganistan che non ha portato alla cattura di Bin Laden, si sentono nudi e vulnerabili in …

Gli Stati Uniti, dopo gli attentati dell’11 settembre e malgrado la risposta militare in Afganistan che non ha portato alla cattura di Bin Laden, si sentono nudi e vulnerabili in caso di attacco informatico.
Soprattutto se questo tipo di guerra dovesse arrivare dai “paesi del Male”, rappresentati da Irak, Corea del Nord e Iran.

Per controbattere questa possibilità, gli Stati Uniti dovranno poter rispondere militarmente se paesi o gruppi terroristici volessero attaccare il paese con Internet, come ha spiegato il consigliere tecnologico della Casa Bianca al sotto-comitato del Senato americano sul cyberterrorismo.

Richard Clarke, consigliere tecnologico non ha usato mezze misure e ha lasciato aperta ogni possibilità di intervento.
“Noi ci riserviamo il diritto a una risposta appropriata, che sia sotto forma di un commando, di un’azione militare o di non importa quale mezzo a disposizione della presidenza”, aggiungendo al “pacchetto Irak-Corea del Nord”, il sospetto su Cina e Russia che starebbero già formando personale per la guerriglia su Internet.

Parole che cadono su un Senato già molto preoccupato per la possibilità che terroristi possano fare ben di peggio che interrompere la posta elettronica agli utenti di AOL.
Temono, piuttosto, intrusioni nei controlli di pubblica utilità come le reti elettriche, i controlli aerei o alle centrali nucleari.

Richard Clarke, come riporta l’AP, sa come dosare le paure e non dice a quale intensità in caso di attacco terroristico su Internet scatti la risposta militare.
Un’omissione che vale più verso l’esterno che verso l’interno e che viene usata come deterrente.

E subito, getta l’ombra del sospetto dicendo che se è vero che non c’è ancora stata sorpresa per un attacco informatico da parte di uno Stato estero o di un gruppo terroristico contro gli Stati Uniti, questo non vuol dire che non ci siano stati tentativi.
“Non si può stabilire con certezza che non ci siano state intrusioni comandate – dichiara Clarke – perché per i tentativi scoperti, non abbiamo potuto stabilire fuor da ogni dubbio se si tratta di terrorismo di Stato”.

Parrebbe, poi, che la maggior parte delle infrastrutture strategiche siano già state oggetto di intrusione.

Dunque, via con l’aumento delle spese per la sicurezza, facendo salire, ad esempio, il budget della Casa Bianca previsto per la sicurezza informatica da 2,7 miliardi di dollari attuali ai 4,2 miliardi di dollari per il 2003.

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