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State of the Net: la parola a Luca De Biase

31 Maggio 2013

State of the Net: la parola a Luca De Biase

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All'evento-Internet per eccellenza di Trieste partecipa anche uno dei giornalisti più in vista sulla rete. Che guarda lontano.

Il dibattito sull’evoluzione di Internet tende ad accomodarsi sul breve termine. Forse le tendenze in atto dovrebbero incoraggiarci a pensare a lungo respiro, invece. E altre cose emergono in questa rapida intervista.

Senza voler svelare sorprese, su che cosa verterà il tuo keynote per State of the Net 2013 intitolato Long Term Thinking, pensiero a lungo termine?

Abbiamo un piano per i prossimi 100 anni? Sappiamo distinguere le cose urgenti e quelle importanti? L’innovazione digitale ha un senso istituzionale? Non sono domande da prendere alla leggera. Ma allora perché di solito dedichiamo loro solo un pensiero fuggevole ogni tanto? I primi ecologisti degli anni sessanta hanno pensato a lungo termine. I padri costituzionali pure. Ma tutti hanno conseguenze di lungo termine, anche se non ci pensano. L’innovazione non è la fioritura di novità ma uno spostamento del limite del possibile che influisce profondamente sulla prospettiva di lungo termine.

Qual è l’aspetto della complessità (tema di State of the Net di quest’anno) che ti colpisce maggiormente applicato a Internet?

Internet è un sistema complesso. Nel quale ogni elemento è connesso a ogni altro e si trasforma per competizione e coevoluzione. Il che dimostra che l’azione di ciascuno ha un peso sulla forma emergente dell’insieme e che questa definisce lo sviluppo di ciascuno.

Qual è la sessione che pensi di seguire con il maggiore interesse e perché?

Temo che questo sarà deciso da un’agenda personale più stringente ed esigente di quanto desidererei in una simile occasione…

Da giornalista… Internet e l’editoria. Parlando di long term thinking, che cosa intravedi all’orizzonte in termini di trasformazioni, conflitti, soprattutto opportunità?

Trasformazioni evidenti, conflitti latenti, opportunità tutte da cogliere: di informazione ci sarà sempre bisogno. Ora è il momento di discutere del metodo per produrla in modo da garantire la sua funzione civica. Se date un’occhiata a Economia della felicità e Cambiare pagina, due libri che ho scritto negli anni scorsi, potete averne un’ampia idea. Se aspettate l’uscita di Media civici potete seguirne l’evoluzione.

Da lettore invece, quando prendi in mano un libro, è fatto di carta oppure di bit dentro un reader elettronico?

Leggo tutto, con curiosità incontenibile, su qualunque display io abbia per le mani.

Codice nativo contro HTML5. Riusciremo ad arrivare a una piattaforma unica, trasversale, condivisa, veramente standardizzata, oppure avranno la meglio i walled garden ciascuno popolato delle proprie app proprietarie?

Fino a che riusciamo a difendere la neutralità della rete per un’ampia area di Internet possiamo sperare. Sarà da quell’area che arriveranno le innovazioni più importanti e metteranno in crisi i progetti di dominio generale delle piattaforme chiuse.

Long Term Thinking: come cambierà la rete con l’arrivo del Next Billion, il prossimo miliardo di utilizzatori della Rete?

La rete mobile non è neutrale. Se la rete mobile è la sola rete che hai visto hai meno probabilità di voler fare innovazione radicale. Ma nel tuo mondo la disponibilità della rete avrà comunque un impatto profondo. Come dimostra Ushahidi. E questo sarà opportunità in più per un pensiero profondo in chi continua a progettare innovazione radicale.

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