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Sostanze tossiche nell’ambiente: quanto preoccuparsi (o meno)

28 Febbraio 2024

Sostanze tossiche nell’ambiente: quanto preoccuparsi (o meno)

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L’elenco delle sostanze tossiche è immenso, dalle cancerogene agli insetticidi ai metalli a certi integratori. Per vivere tranquilli bisogna saper valutare.

Come comportarci verso alcune sostanze tossiche

  1. Quanto dobbiamo preoccuparci delle sostanze cancerogene
  2. Perché bisogna comprare prodotti ayurvedici solo da venditori affidabili
  3. Quando valutare il rischio con l’emotività o con la razionalità
  4. Quanto sono pericolosi gli insetticidi
  5. Quanto è pericoloso il mercurio nel pesce

1. Quanto dobbiamo preoccuparci delle sostanze cancerogene

Come possono le agenzie di regolamentazione, come la FDA e l’EPA, determinare il livello di sicurezza di un agente cancerogeno chimico se il rischio viene valutato utilizzando un modello che afferma che nessuna dose è sicura? La risposta è davvero interessante.

Le agenzie hanno stabilito, a dire il vero in modo piuttosto arbitrario, che la dose soglia per un agente cancerogeno è quella in grado di causare una singola incidenza di cancro in una popolazione di un milione di persone: in pratica, le esposizioni che causano meno di un cancro su un milione di persone vanno bene, quelle che provocano più di un cancro su un milione di persone non sono accettabili. Questa dose uno su un milione è nella maggior parte dei casi ipotetica, perché la sua rilevazione in uno studio su animali richiederebbe il trattamento di milioni di ratti o topi con l’agente cancerogeno. I tossicologi, invece, preferiscono somministrare alti dosaggi della sostanza chimica ad alcuni animali per determinare se la sostanza chimica provoca il cancro, per poi applicare il modello LNT ed estrapolare quella dose ridicolmente bassa che causerebbe un cancro su un milione di animali, o un’incidenza di cancro dello 0,0001 percento. Non solo la dose uno su un milione è un’estrapolazione e non un valore misurato, ma l’incertezza e la variabilità associate a un valore così minuscolo rendono la misura inutilizzabile nella maggior parte degli altri contesti scientifici. Se consideriamo che una persona su tre svilupperà il cancro nel corso della propria vita, possiamo affermare che il rischio di cancro è del 33,3333 percento: l’esposizione a vita a un agente chimico cancerogeno alla dose uno su un milione aumenterebbe tale rischio al 33,3334 percento. Per dirlo con le parole di Shakespeare, siamo di fronte a molto rumore per nulla.

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Cosa significa tutto questo per il profano preoccupato di contrarre il cancro a causa degli insetticidi sulle fragole, dei sottoprodotti della clorurazione dell’acqua potabile o del benzene nella crema solare?

La soluzione consiste nel limitare l’esposizione a qualsiasi potenziale agente cancerogeno, per esempio acquistando fragole biologiche, bevendo acqua in bottiglia o cambiando marca di crema solare. L’azione potrebbe essere eccessiva, ma può essere intrapresa facilmente e garantisce sonni tranquilli. Gli studi hanno dimostrato che i principali effetti sulla salute dell’esposizione a basse dosi di agenti cancerogeni sono causati dallo stress psicologico dovuto alla conoscenza dell’esposizione, e non dalle azioni dell’agente cancerogeno sul corpo.

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2. Perché bisogna comprare prodotti ayurvedici solo da venditori affidabili

I rimedi ayurvedici della medicina tradizionale indiana sono utilizzati da migliaia di anni per migliorare la salute mentale e rafforzare il sistema immunitario. Tra le erbe ayurvediche vi sono alcuni nomi familiari, come liquirizia, curcuma e cumino, ma anche molte piante di cui forse non abbiamo mai sentito parlare, come ashwagandha, boswellia e brahmi. L’Ayurveda si basa sulla convinzione che la malattia sia dovuta a uno squilibrio nel corpo, nella mente e nello spirito di una persona; i trattamenti prevedono quindi indicazioni dietetiche speciali, yoga, massaggi, meditazione e, naturalmente, rimedi fitoterapici.

I professionisti dell’Ayurveda tradizionale a volte aggiungono metalli, come piombo e mercurio, alle formulazioni di erbe chiamate Rasashastra. I metalli vengono prima purificati riscaldandoli e mescolandoli con l’urina di capra per rimuoverne presumibilmente la tossicità, poi vengono quindi aggiunti alla miscela di erbe perché con le loro proprietà medicinali ne aumentino la potenza.

Non tutti i prodotti ayurvedici sono pericolosi. Gli integratori fitoterapici costituiscono un grande business negli Stati Uniti e la FDA è sempre all’erta per quanto riguarda le formulazioni che contengono metalli. Ecco perché la maggior parte delle aziende che vendono sul mercato statunitense non aggiunge questi elementi. Tuttavia, di tanto in tanto, si trovano rimedi ayurvedici che contengono alti livelli di piombo, mercurio o persino arsenico. I consumatori di questi prodotti dovrebbero acquistarli solo tramite un fornitore affidabile.

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3. Quando valutare il rischio con l’emotività o con la razionalità

In che modo la relazione yin-yang tra il sistema limbico (cervello emotivo) e la neocorteccia (cervello razionale) influisce sulla nostra capacità di valutare il rischio? L’aneddoto sull’acqua potabile clorurata può offrirci un buon esempio. La prima clorurazione di un approvvigionamento idrico pubblico negli Stati Uniti avvenne all’alba del XX secolo. Nel corso della sua storia, tale procedura ha incontrato diversi gradi di resistenza: per esempio, l’aggiunta di cloro all’acqua potabile evocò in alcuni l’immagine dell’ingerimento di candeggina, un’attività più simile al suicidio che all’alleviamento della sete. Tuttavia, l’eliminazione drammatica e quasi completa delle malattie trasmesse dall’acqua, causate da organismi come Salmonella, E. coli e Campylobacter, portò alla fine all’accettazione della clorurazione.

La resistenza a tale procedura riemerse quando la gente aveva ormai dimenticato il flagello delle malattie trasmesse dall’acqua: l’istinto suggeriva che l’adulterazione dell’acqua potabile con una sostanza chimica fosse dannosa per la salute (risposta limbica). Nel corso del tempo, divenne evidente che la clorurazione non provocava importanti effetti negativi sulla salute; in più, i benefici superavano di gran lunga qualsiasi potenziale rischio marginale. Tuttavia, una successiva analisi su grandi popolazioni rivelò un aumento del rischio di cancro alla vescica associato al consumo di acqua portabile clorurata (attenzione: l’associazione non implica che la clorurazione causi il cancro alla vescica, che potrebbe essere dovuto ad altri fattori connessi alla vita nelle aree metropolitane, come l’inquinamento atmosferico o la dieta). In definitiva, con la consapevolezza che l’Environmental Protection Agency (EPA) stabilisce limiti al livello dei sottoprodotti tossici della clorurazione per proteggere dal cancro alla vescica e che la clorurazione difende dalla gastroenterite e da altre malattie, la mente razionale ha preso il sopravvento sulla risposta di pancia nella maggior parte degli utenti dell’approvvigionamento idrico pubblico.

Alcuni individui, ancora oggi, sostengono che la clorurazione sia una procedura pessima, trascurando i suoi evidenti benefici e aggrappandosi a quella minima possibilità che il processo sia responsabile di alcune malattie moderne. Potrebbero anche avere ragione, se i comuni aggiungessero troppo cloro alla loro acqua, ma in assenza di prove di tale abuso, queste persone stanno semplicemente favorendo la risposta limbica rispetto a quella neocorticale. Perché escludono le caratteristiche funzionali avanzate del cervello umano? Nessuno può dirlo. Forse è stato loro insegnato a fidarsi della loro pancia e non della loro mente razionale, forse non distinguono tra pericolo e rischio, forse hanno una profonda sfiducia nelle fonti di informazione.

L’uso sagace delle informazioni è una delle principali differenze tra le risposte limbiche e neocorticali. La risposta limbica non richiede informazioni al di là di questo può rappresentare una minaccia e perciò devo agire per evitarlo. Il cloro è una sostanza chimica e viene aggiunto all’acqua potabile, quindi l’acqua è contaminata e dannosa. La risposta non è chiaramente razionale, ma per fortuna queste persone hanno una soluzione a portata di mano: quella di bere acqua in bottiglia. Peccato che l’acqua in bottiglia potrebbe contenere sostanze chimiche lisciviate dalla bottiglia di plastica.

La risposta neocorticale consiste nell’identificare una minaccia, caratterizzarla, valutare la probabilità che si presenti e individuare le alternative. Il cloro è una sostanza chimica aggiunta all’acqua potabile e la concentrazione di cloro e dei suoi sottoprodotti nell’acqua potabile è ritenuta sicura da chi valuta il rischio. Decenni di clorurazione dell’acqua potabile hanno confermato la sicurezza della procedura: la clorurazione protegge dall’assunzione di alcuni organismi patologici piuttosto sgradevoli. Conclusione: l’acqua potabile clorurata è sicura e benefica e quindi può essere consumata tranquillamente. Questa risposta neocorticale nasce dalle stesse informazioni utilizzate per la risposta limbica, ma sfrutta un approfondimento dei dati a disposizione per stabilire se la risposta limbica iniziale è realmente valida o è stata semplicemente impulsiva. In questo esempio, la risposta limbica era chiaramente istintiva e la risposta neocorticale ha prevalso.

Di fronte a una decisione, sia la pancia (sistema limbico) che il cervello (neocorteccia) potrebbero eseguire una valutazione del rischio: l’istinto agisce rapidamente e si basa sull’esperienza o su una conoscenza limitata; la valutazione eseguita dal cervello richiede invece tempo ed è basata sulle prove. Questi due approcci possono lavorare insieme in modo coordinato: l’istinto solleva una preoccupazione ed eventualmente intraprende un’azione difensiva iniziale; il cervello analizza quindi il rischio presunto e prende una decisione razionale valutando se la preoccupazione e l’azione sono giustificate. Questo sforzo combinato ha probabilmente assicurato importanti vantaggi per la sopravvivenza ai nostri antenati.

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4. Quanto sono pericolosi gli insetticidi

Gli insetti sono una piaga per l’umanità: causano malattie, disagio e dolore, distruggono i raccolti, rovinano i picnic. Per questo, abbiamo sviluppato un arsenale di armi chimiche volte a distruggerli, o almeno a controllarli. Il bersaglio della maggior parte degli insetticidi è il sistema nervoso dell’insetto che, come quello degli esseri umani, può essere suddiviso in due sottosistemi: somatico e autonomo. Il sistema nervoso somatico controlla le azioni volontarie, come camminare, sorridere e lanciare una palla da baseball; il sistema nervoso autonomo controlla invece le azioni involontarie, come il battito del cuore, il movimento ritmico del diaframma nella respirazione e le contrazioni del tratto digestivo per il passaggio del cibo. Di conseguenza, un insetticida neurotossico può interferire con numerosi processi corporei, molti dei quali vitali. Gli insetticidi bersagliano il sistema nervoso degli insetti proprio perché in tal modo riescono a scombussolare rapidamente l’intero organismo dell’animale.

Sfortunatamente, il sistema nervoso degli insetti non è molto diverso da quello degli esseri umani: gli insetticidi possono perciò colpire anche il sistema nervoso dell’uomo e di altri organismi che non rappresentano un bersaglio. I sintomi dell’avvelenamento da insetticidi neurotossici comprendono nausea e vomito (interferenza con l’azione del tratto digestivo), paralisi (interferenza con l’azione dei muscoli), asfissia (interferenza con l’azione del diaframma), arresto cardiaco (interferenza con l’azione del cuore) e, naturalmente, morte.

Gli organofosfati, come il malathion, un tempo erano tra gli insetticidi più popolari, ma sono caduti in disgrazia a causa della loro elevata tossicità acuta per l’uomo. Sono comunque tuttora utilizzati nei prodotti a base di esche da utilizzare nelle abitazioni e in giardino, nei quali gli insetti devono entrare per nutrirsi e assimilare una buona dose di insetticida: con questa modalità di applicazione, la probabilità di esposizione umana è bassa, perché una persona non riuscirebbe mai a entrare nei fori del contenitore che contiene l’esca. Attenzione, però: se al tuo cane piacesse masticare le trappole per gli scarafaggi, potresti doverlo sottoporre a una terapia contro l’avvelenamento.

Nelle abitazioni e nei giardini gli organofosfati sono stati in gran parte sostituiti dai piretroidi. Se dessi un’occhiata agli insetticidi disponibili nel tuo garden store di fiducia, vedresti che la maggior parte contiene principi attivi che terminano in trina (cipermetrina, deltametrina, tetrametrina e così via): sono tutti membri della famiglia degli insetticidi piretroidi, così chiamati perché derivano dalla piretrina, una sostanza prodotta dalla pianta del crisantemo. Proprio per questa loro discendenza vegetale, molti ritengono che i piretroidi siano sostanze naturali: nulla di più falso. I piretroidi vengono sintetizzati nei laboratori di produzione commerciale e non sono creati da Madre Natura.

I piretroidi sono agenti di controllo degli insetti considerati sicuri perché si degradano rapidamente sia nell’ambiente sia nell’organismo umano: la persistenza ambientale e il bioaccumulo nell’uomo non rappresentano quindi un problema. Tuttavia, questi prodotti si degradano più lentamente negli insetti che nell’uomo: ecco perché la dose in grado di causare un danno agli insetti è decisamente inferiore a quella necessaria per provocare effetti avversi nell’uomo. I piretroidi sono utilizzati in quasi tutti gli insetticidi spray, compresi i sistemi di nebulizzazione utilizzati dai comuni e dalle aziende per controllare le zanzare.

È la dose a fare il veleno, di Gerald A. LeBlanc

Come comprendere se l’esposizione giornaliera a determinate sostanze è dannosa o meno.

Ti sei mai chiesto qual è l’impatto negativo sulla salute del tuo animale domestico dovuto all’applicazione mensile di un prodotto per controllare pulci e zecche? Questi prodotti contengono un’ampia varietà di insetticidi. Il sistema nervoso resta il bersaglio prescelto, anche se i meccanismi specifici a cui mirano questi prodotti spesso differiscono da quelli bersagliati dagli organofosfati e dai piretroidi. Un prodotto tipico potrebbe contenere un piretroide, come la permetrina, insieme a neonicotinoidi (per esempio l’imidacloprid) e un neurotossico di sintesi, per esempio il fipronil.

Gli insetticidi più recenti sfruttano il sistema endocrino degli insetti come bersaglio per l’azione insetticida perché, a differenza del sistema nervoso, questo sistema negli insetti è molto diverso da quello degli esseri umani. C’è però uno svantaggio: mentre il sistema nervoso regola i processi critici per la sopravvivenza (per esempio il battito cardiaco), il sistema endocrino comanda lo sviluppo, la crescita, la riproduzione e altri processi fondamentali per il benessere a lungo termine. Questi insetticidi, come il piriproxifene e il metoprene, sono spesso usati in combinazione con neurotossici in applicazioni topiche per animali domestici come seconda difesa contro le infestazioni: anche se alcuni parassiti dovessero sopravvivere all’assalto iniziale dei neurotossici, le sostanze tossiche per il sistema endocrino interferirebbero con la loro capacità di riprodursi. Questi insetticidi sono considerati praticamente atossici per gli animali domestici e gli esseri umani. L’insetticida endocrino attivo piriproxifene è stato utilizzato per controllare le zanzare nelle regioni colpite dal virus Zika: alcuni sostengono che sia stato il piriproxifene, e non Zika, a causare la microcefalia sperimentata da alcuni neonati in questi luoghi, ma ci sono poche prove scientifiche a sostegno di queste affermazioni.

Il pericolo acuto per l’uomo della maggior parte degli insetticidi deriva dalla loro capacità di distruggere il sistema nervoso: ecco perché devono essere trattati con cautela durante l’applicazione per l’uso previsto. Ma che dire dei pericoli dovuti all’esposizione di basso livello agli insetticidi che il tuo vicino irrora regolarmente nel suo cortile per combattere le zanzare? E dei pericoli che potrebbero colpire i tuoi figli quando giocano quotidianamente con l’animale domestico di famiglia? E dei residui di insetticidi che potrebbero essere presenti sulla frutta e sulla verdura? Studi epidemiologici su agricoltori e applicatori di pesticidi hanno rivelato alcune associazioni tra l’esposizione agli antiparassitari e la presenza di difetti alla nascita come palatoschisi, anomalie cardiache e oculari, disturbi del tratto urogenitale e del sistema nervoso e deformità degli arti; l’esposizione ai pesticidi è stata anche associata a riduzioni del peso fetale alla nascita e a un aumento delle morti fetali. È importante notare che queste associazioni si riscontrano più frequentemente tra gli individui il cui lavoro comporta esposizioni di routine di alto livello. Gli studi rivelano un’associazione tra esposizione ai pesticidi ed esiti avversi per la salute, ma non stabiliscono una relazione causale.

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5. Quanto è pericoloso il mercurio nel pesce

L’avvelenamento da metilmercurio dovuto ad alimenti contaminati è attualmente un fenomeno raro: la fonte primaria nell’approvvigionamento alimentare umano è costituita da pesci marini di grandi dimensioni, come tonno, pesce spada e squalo e, in misura minore, da pesce selvatico d’acqua dolce, come il persico, il luccio e l’occhiogrigio. Ancora oggi vi sono sporadiche segnalazioni di possibili avvelenamenti da metilmercurio da questa fonte, sebbene sia difficile accertare se rappresentino veri e propri effetti negativi sulla salute derivanti dal consumo di pesce contaminato o se si riferiscano ad associazioni aneddotiche tra il consumo di pesce e la cattiva salute.

Le segnalazioni della presenza di una neurotossina così potente nei prodotti ittici ci portano alla domanda: dovrei consumare pesce? Gli esperti, in generale, concordano sul fatto che i benefici per la salute derivanti dal consumo di pesce superano il rischio di eventi avversi dovuti al metilmercurio. Il pesce è un’eccellente fonte di proteine, contiene pochi grassi saturi malsani ma è ricco di acidi grassi sani come gli acidi grassi polinsaturi omega-3 (PUFA) e l’acido docosaesaenoico (DHA). I PUFA sono fondamentali per lo sviluppo e il mantenimento dei sistemi nervosi e vascolari; il DHA è una componente vitale del cervello e degli occhi. Il pesce è altresì ricco di antiossidanti, che proteggono le cellule dai danni causati dall’esposizione alle sostanze chimiche e da altri fattori di stress.

Il consumo di acidi grassi polinsaturi omega-3 può abbassare i livelli di colesterolo, migliorare la salute del cuore e ridurre il rischio di obesità. Il consumo di pesce contenente DHA da parte delle donne in gravidanza e in allattamento può favorire lo sviluppo cerebrale dei bambini: gli studi hanno ripetutamente dimostrato che il consumo di prodotti ittici durante la gravidanza è associato a una maggiore intelligenza dei figli. Lo stesso vale per i bambini che mangiano molto pesce, i quali presentano QI significativamente più alti e una minore incidenza di disturbi da deficit di attenzione e iperattività. Più pesce si mangia, maggiori sono i vantaggi. Le linee guida federali sulla nutrizione raccomandano da una a tre porzioni di pesce alla settimana per gli adulti; ai bambini si consiglia di consumare da mezza porzione a una porzione a settimana in base all’età.

Il consumo di tutte le specie ittiche offre benefici per la salute; tuttavia, questi benefici devono essere bilanciati con i rischi associati alla contaminazione da mercurio in alcune specie. La scelta del pesce da consumare è parte integrante della massimizzazione dei benefici derivanti dal consumo di prodotti ittici e della riduzione al minimo del rischio di conseguenze negative per la salute. Le scelte ottime comprendono spigola, merluzzo, passera, eglefino, salmone e tonnetto striato (compreso il tonno leggero in scatola); anche i molluschi come vongole, ostriche, aragoste e granchi sono scelte salutari. Agli adulti si consiglia di consumare da due a tre porzioni di queste specie a settimana. Le scelte buone comprendono pesce azzurro, spigola cilena, cernie, halibut, mahi-mahi, dentice, albacora e tonno bianco: per queste specie si consiglia una porzione a settimana. Le specie da evitare comprendono lo sgombro reale, il pesce specchio arancio, lo squalo, il pesce spada e il tonno obeso. Un elenco completo delle raccomandazioni per il consumo delle varie specie è disponibile sul sito FDA. I consumatori dovrebbero inoltre consultare gli avvisi statali sul consumo di pesce per ottenere informazioni sulle specie presenti nei laghi contaminati dal mercurio.

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Questo articolo richiama contenuti da È la dose a fare il veleno.

Immagine di apertura originale di Devi Puspita Amartha Yahya su Unsplash.

L'autore

  • Gerald A. LeBlanc
    Gerald A. LeBlanc è professore di tossicologia presso il Dipartimento di Scienze Biologiche della North Carolina State University. Ha fatto parte di numerosi comitati e commissioni di consultazione scientifica federali e internazionali, tra cui il Comitato per la valutazione del rischio ecologico del Consiglio nazionale delle ricerche degli Stati Uniti.

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