In realtà Serge Humpich, questo il nome del programmatore, stava mettendo alla prova la propria “invenzione” su richiesta del Cartes Bancaires, consorzio di cui fanno parte oltre 170 istituti bancari che rilasciano varie carte di credito locali. A tale consorzio si era infatti rivolto Humpich, nel tentativo di vendere i diritti sulla smartcard, chiedendo il corrispettivo di circa un milione e mezzo di dollari.
Humpich rischia ora fino a sette anni di carcere, ma afferma di non aver mai avuto intenzione di rubare alcunché, ma soltanto dimostrare l’efficacia della smartcard. La quale risponde positivamente alle richieste indipendentemente dal PIN che viene digitato. In ogni caso, il suo avvocato ha alzato il tiro, richiedendo anche un compenso per i quattro anni occorsi all’accusato per decifrare la chiave di crittazione a 640 bit utilizzata nella verifica della firma digitale sulle carte in circolazione. Linea generale della difesa è che si tratti di una vera e propria invenzione, come dimostra il fatto che Humpich l’avesse brevettata ancor prima di contattare il gruppo Cartes Bancaire.