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Siti Web, ne uccide più il pennivendolo che l’hacker

09 Luglio 2003

Siti Web, ne uccide più il pennivendolo che l’hacker

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I media annunciano la fine del mondo per il preannunciato attacco informatico contro i siti Web. L'attacco, come previsto, si rivela un buco nell'acqua, ma numerosi siti si autoscollegano per paura. Le nuove frontiere del giornalismo irresponsabile

Ha fatto il giro della Rete italiana quell’esilarante schermata iniziale del sito della Regione Veneto (di cui ho conservato copia a imperitura memoria qui) che annunciava tremebonda “Causa i possibili attacchi, annunciati in questi giorni dai pirati informatici, stiamo provvedendo a securizzare ulteriormente il sistema Web della Regione del Veneto”. Ostregheta.

Qualcuno si deve essere reso conto che a molti sarebbe venuto spontaneo chiedersi che cosa sarebbe successo se i “pirati informatici” di cui sopra non avessero avuto la galanteria, per così dire, di avvisare prima; così la pagina è stata modificata qualche ora più tardi con una dicitura meno imbarazzante e più “performante”. Troppo tardi: ormai stavano già ridendo tutti.

Detta in questi termini, infatti, la dichiarazione del sito della Regione Veneto era sostanzialmente un’ammissione di incompetenza. Siamo così insicuri del nostro operato, si legge tra le righe, che ci basta laminaccia di un attacco informatico per farci nascondere sotto il tavolo e scollegare un sito della pubblica amministrazione. Splendido. È bello sapere che i dati di noi cittadini sono riposti in mani così affidabili.

Servizio di pubblica utilità

Il caso della Regione Veneto non è l’unico e non è neppure il peggiore. Mentre scrivo (lunedì pomeriggio), molti dei siti italiani che hannodavvero subito l’attacco informatico annunciato dal sito Defacers Challenge, elencati dall’osservatorio indipendente Zone-H (che non è in alcun modo istigatore della bambinata), presentano ancora la pagina iniziale alterata dal defacement. E sono in queste condizioni da ore, il che significa due cose: primo, non li visita nessuno, per cui sono inutili esibizionismi; secondo, il loro webmaster è un ciarlatano che sta rubando soldi al datore di lavoro.

Questa cosiddetta “disfida del defacement“, insomma, pur essendo in realtà meglio etichettabile come disfida fra deficienti (un defacement di massa privo di talento come questo è l’equivalente informatico di una gara di rutti), ha una sua utilità. Permette di distinguere chi sa fare il proprio mestiere da chi si fa bello con verbi come “securizzare” ma alla prova dei fatti scappa appena gli si fa “bu”.

Proprietari dei siti colpiti, non prendetevela con chi ha deturpato il vostro sito: prendetevela semmai con chi è pagato per gestirlo e ha dimostrato totale incapacità. I vandali vi hanno temporaneamente danneggiato il sito, ma i webmaster vi hanno alleggerito permanentemente il portafogli, e probabilmente vi chiederanno altri soldi per riparare il danno. Ditemi voi quale dei due è il peggior criminale.

Il dis-Ordine dei giornalisti

Un’altra bella figura, in questo week-end, l’hanno rimediata i giornalisti della carta stampata e della televisione che hanno perso un’altra occasione per starsene dignitosamente zitti o perlomeno riferire in italiano le tante informazioni disponibili online sui siti degli esperti di settore.

Siamo ai confini del procurato allarme: alcuni hanno addirittura invitato a staccare fisicamente i siti Web e a spegnere tutti i computer, con tutte le ore di lavoro e le interruzioni di servizio che questo comporta. C’è stato chi ha consigliato persino agli utenti comuni di non accedere a Internet per tutto il fine settimana, ignorando il fatto che si trattava di un attacco mirato ai siti, non agli utenti.

Non potevano mancare nel coro i soliti artisti dislessici del panico, che prima hanno annunciato che “il prossimo 6 luglio rischia di diventare il “D-Day” della Rete” (con un paragone che dimostra una visione molto personale della storia) e poi hanno ritrattato dicendo che “la paura del grande attacco informatico è svanita. In Italia come nel resto del mondo, la temuta offensiva, prevista per oggi, da parte degli hacker… si è risolto [sic] in una bolla di sapone.”

Ma scusate, chi l’ha gonfiata, quella bolla? Chiunque sappia distinguere un byte da un buco in terra sa che i defacement avvengono sempre, tutti i giorni, e ci saranno anche oggi, domani e dopodomani, per cui non c’è mai stato alcun motivo per farsi prendere dalla paura improvvisa. Tranne, ovviamente, quello di far vendere più copie del giornale.

Grazie alla grancassa dei media, il numero dei siti che si è staccato dalla Rete per paura, diventando quindi inservibile, è stato maggiore di quello dei siti danneggiati dall’attacco informatico (come previsto, tutti siti minori, senza alcun nome di spicco, a ulteriore dimostrazione del dilettantismo dell’intero defacement challenge). Il danno maggiore, insomma, l’hanno causato i giornalisti irresponsabili.

Ma forse qualche membro di questa casta ha intuito la verità e segretamente ci sta mandando messaggi subliminali per dirci come stanno le cose. L’ articolo di Repubblica sull’episodio, infatti, dice proprio che “moltissimi piccole pagine Web sono state messi fuori uso dagli kackers”. Cito testualmente: se non ci credete, guardate qui.

Dieci e lode all’uso acrobatico della grammatica italiana; mi conforta non poco che l’Ordine dei Giornalisti abbia percepito l’urgenza del problema, titolando “Difesa della lingua italiana, presto un convegno dell’Ordine dei giornalisti” sul proprio sito. Sì, presto, prima che sia troppo tardi.

Ma lasciamo stare: è più importante quel “kackers”, ripetuto nella pagina, che mi fa pensare a qualcosa di subliminale o a un lapsus freudiano. Sostituite “kackers” con “giornalisti incompetenti” nella frase citata sopra, e ottenete la verità. È stato il panico ingiustificato creato ad arte da certo giornalismo a mettere fuori uso molti siti Web. Per la categoria, è l’ennesima figura di kacker.

L'autore

  • Paolo Attivissimo
    Paolo Attivissimo (non è uno pseudonimo) è nato nel 1963 a York, Inghilterra. Ha vissuto a lungo in Italia e ora oscilla per lavoro fra Italia, Lussemburgo e Inghilterra. E' autore di numerosi bestseller Apogeo e editor del sito www.attivissimo.net.

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