Proprio nel momento di grande diffusione negli Stati Uniti dei siti dedicati alla salute, prodotti inclusi, arriva la doccia fredda. La scorsa settimana un rapporto curato dalla California HealthCare Foundation aveva dimostrato che molti tra tali siti non si curavano di tutelare adeguatamente la privacy dei consumatori. Sui 19 siti verificati, soltanto tre aderivano alle linee-guida elencate nel sito; gli altri raccoglievano invece dati all’insaputa degli utenti, tramite i banner e servizi di terze parti. Lo studio ha colto di sorpresa un po’ tutti, compresi i responsabili governativi. Negli ultimi cinque anni, infatti, la FTC ha monitorato numerosi siti di e-commerce senza rilevare particolari incidenti. Ma le organizzazioni a difesa della privacy non hanno perso l’occasione per di segnalare ancora una volta come la cosiddetta ‘autoregolamentazione’ non possa funzionare.
A seguito di tutto ciò interviene ora TRUSTe, consorzio che offre alle aziende certificazione sulla privacy come garanzia per gli utenti. Sette dei siti sotto accusa facevano parte di tale consorzio, il quale ha deciso di condurre delle indagini casuali tra i propri aderenti, oggi a quota 1.300. In particolare TRUSTe rammenterà con forza a questi ultimi come ogni accordo che consenta a terze parti di registrare i dati personali dei consumatori, debba essere esplicitamente segnalato nella policy sulla privacy presente sul sito stesso.