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Sentenze pro cybersquatter per i domini Internet

10 Settembre 1999

Sentenze pro cybersquatter per i domini Internet

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In una decisione forse storica per il cosiddetto “cybersquatting”, il diritto di precedenza nella registrazione dei nomi di dominio su Internet, una corte federale di Boston ha deciso contro la …

In una decisione forse storica per il cosiddetto “cybersquatting”, il diritto di precedenza nella registrazione dei nomi di dominio su Internet, una corte federale di Boston ha deciso contro la multinazionale dei giocattoli Hasbro, produttore tra l’altro del famoso Monopoli. La sentenza stabilisce che il dominio clue.com spetta al primo che lo ha registrato nel 1994, l’azienda di consulenze per Internet Clue Computing, basata a Boulder, Colorado. Hasbro aveva ripetutamente sporto denuncia sostenendo che tale dominio le spettasse di diritto in quanto produttore del gioco da tavolo omonimo. Ma la decisione dei giudici dà ragione a Clue Computing, che quindi non contravviene ad alcun marchio di fabbrica o diritto di copyright. Finora Hasbro ha utilizzato il dominio clue-mystery.com per promuovere il gioco, e detiene altri nomi specifici (inclusi monopoly.com e battleship.com).

Nelle non facili battaglie legali intorno a frequenti casi similari, il mese scorso si era avuta un’altra sentenza (in Corte d’Appello) contraria alla denuncia per violazione del copyright avanzata da una grossa società di prodotti per ufficio, la Avery Dennison Corporation. In tal caso i giudici avevano parlato di “diluizione del copyright”, assegnando così gli omonimi domini ai proprietari originari. Resta da vedere se tale tendenza, esaminare cioè caso per caso, riuscirà ad imporsi sulla pratica più diffusa delle pesanti minacce di denuncia (incluse grosse spese processuali) che spesso sono sufficienti a far cedere certi domini alle grosse aziende pur se arrivate in ritardo.

L'autore

  • Bernardo Parrella
    Bernardo Parrella è un giornalista freelance, traduttore e attivista su temi legati a media e culture digitali. Collabora dagli Stati Uniti con varie testate, tra cui Wired e La Stampa online.

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