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Sega, Nintendo e Electronic Art fanno causa a Yahoo per vendita di software pirata

31 Marzo 2000

Sega, Nintendo e Electronic Art fanno causa a Yahoo per vendita di software pirata

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Di fronte ai mancati guadagni per colpa della diffusione su Internet di giochi contraffatti e di materiale pronto per essere copiato, Sega, Nintendo e Electronic Arts hanno deciso di sporgere …

Di fronte ai mancati guadagni per colpa della diffusione su Internet di giochi contraffatti e di materiale pronto per essere copiato, Sega, Nintendo e Electronic Arts hanno deciso di sporgere denuncia contro Yahoo.

Il motivo che spinge i creatori di giochi a questo atto estremo è la richiesta (sotto forma di ingiunzione) che il gigante della Rete metta fine alle vendite all’asta di giochi contraffatti per consolle e computer e anche del materiale elettronico utilizzato per copiare i giochi.
Nell’attesa pretendono i danni e gli interessi.

Gli editori americani di giochi video e da computer stimano di aver perso almeno 3,2 miliardi di dollari nel 1999 nel mondo, a causa della vendita al dettaglio di software pirata (sono dati dell’Associazione del software digitale interattivo).

E dunque hanno deciso di contrattaccare. Questa è la prima volta che l’industria del divertimento interattivo intenta una causa contro un venditore online, e anche grosso per giunta.

Secondo gli atti della causa depositata presso un tribunale federale della California “Yahoo approfitta direttamente della vendita non autorizzata di articoli contraffatti sul suo sito ed è totalmente al corrente di questa attività illegale e ha le risorse e i mezzi tecnologici per prevenirla”.

“Noi abbiamo avvertito Yahoo molte volte che articoli illegali, non commercializzabili e facilmente identificabili come contraffatti sono venduti sul sito – ha dichiarato Richard Flamm, consigliere giuridico di Nintendo America – noi abbiamo chiesto di mettere in atto mezzi di controllo efficaci per interrompere questa offerta. Ogni volta, quando avevano la responsabilità e la capacità, si sono rifiutati di farlo. In questo caso, noi riteniamo che, a malincuore, un ricorso alla giustizia sia la sola alternativa che ci resta”.

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