Marketing in un mondo digitale arriva nelle librerie in congiunzione con un corso in aula speciale, dedicato alle strategie per Facebook. Non capita spesso e per questo ne parliamo con l’autore, nonché docente.
Partiamo da Marketing in un mondo digitale. Qual è il filo rosso che unisce i vari capitoli e cosa secondo te lo distingue da altri titoli in commercio?
Il comune denominatore dei capitoli è sicuramente l’aver raccontato e approfondito strategie reali, cioé figlie della nostra esperienza nel settore: poca accademia e tanto lavoro sul campo. E ovviamente sia nel bene, quindi nel caso dei nostri successi, che nel male, quando parliamo nei nostri insuccessi. Nel libro c’è un intero capitolo dedicato a un fallimento, e forse questa è la cosa a cui tengo di più, che sia tutto trasparente, limpido, onesto. Da qui a dirti cosa distingue questo libro da altri in commercio, ce ne passa: non ho mai scritto un libro prima di questo, ma ne ho letti una marea di italiani e inglesi. Questo ha una particolarità: un approccio sicuramente originale, diretto, totalmente privo di fronzoli.
I tuoi lettori sono persone che hanno la necessità di aggiornarsi e imparare, ma spesso hanno poco tempo per farlo quotidianamente e per questo decidono di investire in una giornata di formazione. Il 27 novembre sarai in aula per il corso Fare una strategia di Facebook Marketing: che cosa si porteranno a casa i partecipanti?
Un po’ di insulti sicuramente 😉 perché chi usa male va in primis cazziato! A parte gli scherzi, nei miei corsi non uso slide. Ma non per distinguermi, quanto perché utilizzo dati, insight, analytics, testimonianze di strategie e campagne direttamente operando a vivo, direttamente sugli account dei clienti che posso mostrare. Questa è forse la cosa più apprezzata dei miei corsi, il portarsi a casa un ragionamento e una operatività facilmente riproducibili e ripercorribili quando si torna a casa o in ufficio.
Nel 2004 Cory Doctorow diceva: Avere un libro è bene, avere un ebook anche, averli entrambi è meglio. Oggi lavoriamo per aggiungere corso a questa affermazione. Cosa ne pensi?
No, beh, ferma tutto, perché Cory Doctorow è anche quello che diceva If you want to double your success rate, triple your failure rate (se vuoi raddoppiare il tuo tasso di successi, triplica quello dei tuoi fallimenti). Quindi andiamo calmi con lui 😉 Penso che un libro sia un punto di arrivo per chi lo scrive, perché ormai l’ha scritto e cio che è scritto è cristalizzato nel tempo e immediatamente vittima dell’obsolescenza. Però diventa un punto di partenza per chi lo legge perché diventa un’arena di spunti, di critiche, di discussione, di giudizio. E costruirci attorno un evento formativo è un’ottima idea perché lo carica di un senso e di una linfa maggiori, prolungando la vita e la forza del libro stesso.
Tornando a Marketing in un mondo digitale, uno dei punti chiave è il tentativo di superare la cesura tra digitale e analogico visto che digitale non è sinonimo di virtuale ma entra a pieno concretamente nella nostra vita quotidiana. Per il tuo lavoro cosa significa?
Nel mio lavoro significa allontanare l’imprenditore dal culto dello strumento. Perché ormai ho perso il conto di quante volte io abbia sentito mi hanno detto che sei esperto su Facebook, come faccio a vendere su Facebook. Senza Facebook vendi? No. Allora non venderai nemmeno con Facebook, punto e stop. Il primo obiettivo è acquisire autodisciplina e smetterla di pensare allo strumento come messia risolutore. Nel libro c’è un esempio clamoroso di come Facebook abbia lavorato meravigliosamente bene se affiancato all’oroscopo più radical chic in Italia e di come la Televisione Generalista abbia aiutato le vendite digitali di un maglione. O la storia di un fatturato quadriplicato grazie al dibattito sui vaccini in Italia. Una strategia nel 2018 sta in decine di touch point differenti, digitali e analogici che siano; il mio mestiere sta nello studiarli, riconoscerli e sfruttarli per i miei clienti.
Infine, tra scrivere un libro, preparare un corso e elaborare un nuovo progetto di contenuto, che cosa è più difficile e cosa ti piace di più?
Non c’è confronto: la cosa più difficile è scrivere un libro. Io in vita mia non ho mai scritto un libro, ma non è stato difficile scriverlo quanto piuttosto accettarlo. Accettare l’obsolescenza di ciò che ho scritto, accettare il fatto che mi rileggerò fra qualche tempo e non sarò d’accordo con me stesso, accettare che ci siano pezzi della mia vita professionale messi lì, nero su bianco. Ho qualche fragilità in tal senso e non è stato affatto facile, però anche solo l’idea che ciò che abbiamo scritto Alessandra e io possa in qualche modo essere d’aiuto alle imprese, mi fa passare qualsiasi ansia. Preparare un corso è la cosa che mi piace di più. Scrivere un libro no, ma è la cosa che sicuramente mi ha fatto più bene.