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Rovinano il mercato editoriale le recensioni negative online?

06 Luglio 1999

Rovinano il mercato editoriale le recensioni negative online?

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L’industria dell’editoria va scontrandosi con l’ennesimo problema causato dall’avvento di Internet: i commenti negativi anonimi diffusi dai siti Web. Ad essere preso di mira stavolta è addirittura Amazon, la più …

L’industria dell’editoria va scontrandosi con l’ennesimo problema causato dall’avvento di Internet: i commenti negativi anonimi diffusi dai siti Web. Ad essere preso di mira stavolta è addirittura Amazon, la più grande libreria online che fin dall’inizio ha fatto delle recensioni dei lettori uno dei suoi punti di forza.

I problemi sembrano arrivare quando queste stroncano o criticano sfavorevolmente un certo libro e/o autore: l’alto profilo di siti quali Amazon.com provocherebbe ripercussioni negative sulle vendite commerciali. Almeno così sostengono parte degli editori statunitensi. Tra questi, Tim O’Reilly, responsabile dell’omonima casa editrice d’informatica e affini, ritiene che le recensioni pubblicate su Amazon vanno diventando sempre più “la significativa pietra di paragone sui libri importanti che vale la pena di leggere.”

Attualmente il sito ospita qualcosa come 2,5 milioni di recensioni dei soli lettori (a cui vanno aggiunte quelle dello staff redazionale e degli stessi autori ed editori). Non esiste tuttavia alcun sistema di controllo o verifica su quanto viene inserito online, neppure sulle recensioni anonime. Le quali non vengono rimosse pur nel caso risultino piuttosto ostili, a meno che non siano palesemente offensive. Secondo alcuni addetti del mondo editoriale, sarebbe proprio tale posizione “permissiva” a spingere certi editori, o loro affiliati, ad usare l’opzione dell’anonimato per mettere in cattiva luce i libri dei diretti concorrenti, con ampie ricadute sfavorevoli sul mercato delle vendite.

L'autore

  • Bernardo Parrella
    Bernardo Parrella è un giornalista freelance, traduttore e attivista su temi legati a media e culture digitali. Collabora dagli Stati Uniti con varie testate, tra cui Wired e La Stampa online.

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