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Rose e spine nel futuro del social networking

02 Novembre 2006

Rose e spine nel futuro del social networking

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Se per YouTube e MySpace s’annunciano problemi fisiologici (dal copyright al calo di traffico), proliferano comunque le reti (video)sociali e i relativi tool di condivisione differenziata

Social networking e video-sharing sono le buzz word del momento, le parole sulla bocca di tutti. Certo, effetto a cascata dell’inondazione di MySpace e Goo-YouTube, con i grandi affari subito fiutati dal Big Business. Portandosi peròappresso non poche controversie, con un futuro assai meno roseo di quanto potrebbe sembrare. A cominciare dai freschi annunci di giri di vite contro le infrazioni al copyright, relativamente piccole ma diffuse, incluse nei vari mash-up e remix video.

Recentemente YouTube si è dimostrato assai poco tenero nei confronti di chi viola i diritti, togliendo in quattro e quattr’otto dal sito i video incriminati (vedi le clip di Comedy Central), informandone prontamente avvocati e proprietari. Una politica da zero tolerance che andrà rafforzandosi con la gestione Google. Da parte sua MySpace, oggi usato da qualcosa come 90 milioni di persone e contenente oltre 124 milioni di profili personali, sta per attivare un software-filtro (appositamente messo a punto da Gracenote) per passare al setaccio file vecchi e nuovi, eliminando ogni clip contenente materiale non autorizzato.

Secondo il Ceo e co-fondatore Chris DeWolfe, si tratta di «un altro passo importante per assicurare agli artisti il controllo sui contenuti che hanno creato». Aggiungendo come presto il sito consentirà a musicisti indipendenti di vendere i download dei propri brani direttamente su MySpace, oltre che al lancio dello shopping di musica legale tratta dai cataloghi delle grandi major. Nuove, indispensabili trovate per tenere alto l’interesse e il traffico, a prevenire il rischio dell’abbandono di massa che molti paventano da tempo. Come titolava l’altro giorno il Washington Post, Nel web degli adolescenti, MySpace è ormai roba dell’anno scorso. Dove si spiega che il trend, passeggero come tutte le mode, va rapidamente sgonfiandosi: «Questa è la vita sociale degli adolescenti su Internet: potente ma labile. Nel giro di qualche mese, un sito arriva a raccogliere decine di milioni di utenti, i quali altrettanto rapidamente possono emigrare sul prossimo spazio, rendendo difficile per la corporate America fare investimenti duraturi su qualsiasi cosa vada di moda». (Murdoch sarà mica in ascolto?). Prima è successo lo stesso a Xanga – a fine 2002 ogni utente vi trascorreva 1 ora e 39 minuti, contro gli 11 minuti del mese scorso – e più recentemente a Friendster, dove la media è scesa da 1 ora e 51 minuti ad appena 7 minuti mensili (dati Nielsen-NetRatings).

Simili tendenze biologiche vanno ad aggiungersi ai noti e continui problemi legati alle intrusioni della privacy e ai predatori sessuali. Con una novità preoccupante: proprio la popolarità del video online sta attirando come una calamita frotte di hacker malintenzionati e criminali high-tech. Analogamente agli spammer più incalliti che, sfruttando al meglio flessibilità e facilità d’accesso tipici della Rete, colpiscono senza tregua servizi ed aree d’uso comune, quali la blogosfera e i page-rank delle ricerche. Gli esperti di cyber-sicurezza segnalano infatti la rampante crescita di codec per Windows (utility per comprimere i file, necessari per leggere certi formati) infarciti di virus, spyware e adware. Manco a dirlo, nel prossimo futuro è prevista l’ulteriore e pesante inflazione di video-clip “booby-trapped”, solo un altro esempio di «come i criminali high-tech siano ben diversi dai vecchi tempi quando un virus poteva viaggiare soltanto tramite email», spiega David Robinson, responsabile inglese dell’azienda di sicurezza Norman Sandbox.

Rimane comunque il fatto che la gente ha gran voglia di prendere (o riprendere) in mano strumenti di creatività individuale e collettiva, attivando la condivisione immediata senza interferenze dall’alto. Anche e soprattutto alla faccia dell’intrattenimento preconfezionato che major e studios vorrebbero far ingoiare a tutti. Motivo per cui spetta, come quasi sempre, alle piccole situazioni fare da apripista e sperimentare. Quanto stanno facendo due start-up mirate all’inclusione di specifiche opzioni di social networking all’interno di varie piattaforme di blog testuali e video. Tool semplici ed efficaci a disposizione degli utenti per creare comunità, trovare amici, condividere materiali, votarsi a vicenda e stilare classifiche. Si tratta di Dave.tv e vSocial, che vanno stilando accordi trasversali per lanciare al meglio una simile varietà di strumenti collaborativi. Vista la corsa all’oro avviata nel video online, non è certo il caso di competere con i giganti di turno. Meglio piuttosto creare quei “picconi e pale” che gli altri vorranno usare sempre più in futuro. Decisione più che logica, anzi: dalle alte potenzialità.

In vista dell’imminente boom del settore, prevede un editoriale su MarketWatch, si parte dal tipico user-generated content per offrire poi un player trasportabile, soluzione importante perché può essere facilmente “embedded” in quasiasi piattaforma. È quanto propone, fra le altre cose, Dave.tv, oltre all’imminente lancio di una soluzione chiavi in mano per il social-video network dedicato gli avidi fan di fantascienza — condensato nel recente lancio di Stargate grazie al supporto economico di Metro-Goldwyn-Mayer. Ormai giunto alla nona stagione consecutiva, il popolare show viene trasmesso sul canale “Sci-Fi” del via cavo che raggiunge 74 milioni di famiglie, e poiché la relativa comunità ama una visualità altamente sofisticate, il sito non può certo deluderli. Obbligatoria la banda larga, anzi larghissima.

Dal canto suo vSocial, con headquarter in Arizona e uffici a San Francisco, genera 200.000 visitatori unici al mese, serve oltre 1,5 milioni al giorno e ha appena annunciato il lancio di vConnect, una suite di servizi atti a consentire la massima personalizzazione e la distribuzione “mirata e virale” del proprio messaggio video su internet. L’azienda sta inoltre lavorando alla messa a punto di un portale d’intrattenimento dedicato al mondo e alla cultura Latina e Sud-americana, per lo più giovanile. Qualunque sia il target, insomma, socialità e partecipazione sono gli strumenti voluti da tutti. Se son rose fioriranno, ma è probabile che alle spine dovremo farci il callo.

L'autore

  • Bernardo Parrella
    Bernardo Parrella è un giornalista freelance, traduttore e attivista su temi legati a media e culture digitali. Collabora dagli Stati Uniti con varie testate, tra cui Wired e La Stampa online.

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