Interrogativo stimolante, quello posto dal Giornalaio: quale sia l’evoluzione del giornalismo narrativo vista la tendenza dei mezzi di informazione a pubblicare articoli sempre più corti, con tutto ciò che ne consegue.
Lo spunto viene da una analisi condotta in America da Columbia Journalism Review alla ricerca della percentuale di articoli che superano le duemila parole (gli anglosassoni ragionano in words, non in battute). Questa la sintesi:
Se certamente una correlazione tra qualità dell’informazione e lunghezza degli articoli andrebbe esaminata in maggior profondità, è indubbio che il declino sia evidente per tutti i giornali esaminati ad esclusione del «The New York Times» che invece vede crescere la quota di articoli di tale lunghezza sul totale di quanto pubblicato.
Declino significa che gli articoli più lunghi di duemila parole sono sempre meno. Per Il Giornalaio, che associa questo risultato a una ricerca inglese sulla leggibilità e chiarezza degli articoli, la domanda resta aperta, la preoccupazione anche: il parametro della lunghezza indica una diminuzione della qualità o della completezza dell’informazione?
Tengo aperta la domanda, di grande interesse; di preoccupazione invece, poca o nessuna. Tutti i soggetti coinvolti negli studi si affannano a specificare che tra lunghezza e qualità non c’è collegamento, al che mi chiedo quale fosse lo scopo di queste ricerche: il consumo di inchiostro, la logorrea come malattia professionale? Sa di scusa non richiesta.
Blaise Pascal confessa nella sedicesima delle Lettere provinciali che Questa lettera è più lunga delle altre perché non ho avuto agio di farla più breve, un bel colpo a favore della sintesi. Sul versante opposto abbiamo Pierre de Fermat, che sul bordo di una Arithmetica di Diofanto ha lasciato scritto nel 1637
Dispongo di una meravigliosa dimostrazione di questo teorema, che non può essere contenuta nel margine troppo stretto della pagina.
E ha fatto impazzire trecentocinquant’anni di matematici per non essersi dilungato quel tanto che bastava.
Vedo eccesso di riduzionismo: quel che vorrei piuttosto è uno studio sul rapporto tra lunghezza e reale contenuto informativo. A volte preferisco Guerra e pace, altre volte un tweet da 140 caratteri al momento giusto.
Questo articolo è lungo duemilaquattrocentoottanta caratteri.
Andrà bene o male?