Un gruppo di esperti nominati dal Consiglio d’Europa, già dallo scorso dicembre, sta lavorando al testo di un “protocollo addizionale” che dovrebbe armonizzare le diverse legislazioni in materia di razzismo e xenofobia su Internet, completando il quadro delineato dalla Convenzione internazionale sulla cybercriminalità, sottoscritta a novembre da una trentina di Stati, di cui si è già parlato in questo sito.
Il documento, che i firmatari della Convenzione avranno facoltà di sottoscrivere, senza esservi obbligati, dovrebbe essere pronto per la firma entro la fine del mese di aprile, ma è già stato oggetto di numerose critiche.
In seguito alle richieste di un gruppo di circa 30 associazioni, di quindici diversi paesi, per la difesa delle libertà civili, guidate dalla GILC (Global Internet Liberty Campaign), un primo progetto del testo del protocollo è stato reso pubblico e ha subito alimentato le polemiche.
Il progetto, infatti, non sembra sufficientemente chiaro e viene criticato sia dalle associazioni che si oppongono all’introduzione di qualunque vincolo alla libertà di espressione online, sia da quelle che, pur riconoscendo la necessità di incriminare gli autori di messaggi razzisti o xenofobi su Internet, sono contrarie ad estendere la responsabilità anche ai server e ai fornitori d’accesso alla Rete.
Un’ultima importante questione riguarda, poi, il problema, ancora senza soluzione, di come perseguire i responsabili di siti razzisti che operano al di fuori dello spazio giuridico dei paesi firmatari della Convenzione ed, eventualmente, del protocollo addizionale.