Quake2 è il seguito dei famosissimi Quake e Quake 2 (e dei primigeni Doom e Doom 2),
mentre Unreal Tournament è il seguito di Unreal. Ma se è vero che si tratta ancora del genere “3D con visuale in soggettiva”, è anche vero che il concetto del gioco è cambiato molto. Nei precedenti episodi delle due serie il giocatore esplorava un mondo inospitale fatto di corridoi, ascensori, saloni (ma anche di pianure e fiumi), popolato da una miriade di mostri letali di cui ci si doveva sbarazzare a suon di doppietta, laser e lancia missili.
Il grande successo dei giochi online e dei server dedicati ad essi (si veda http://www.zone.com di Microsoft o http://www.heat.net) ha fatto propendere per una nuova generazione di “spara e fuggi” in prospettiva, pensati cioè per essere principalmente giocati online.
Il risultato lo troviamo in Q3A e UT: non più vasti livelli da esplorare, ma singoli e snelli scenari
che si trasformano in vere e proprie arene dove combattere gli avversari. Questi non sono più mostri artigliati e feroci o marines armati e corazzati, bensì soldati pari a voi “interpretati” dal computer (i cosiddetti bot) o da un altro giocatore reale.
Diciamo subito che per poterci giocare è necessario un “armamento” abbastanza all’avanguardia in fatto di computer, anche se ormai alla portata di tutti. Ho provato i due demo su tre computer: (A) Pentium 200MHz con 48MB di Ram senza scheda acceleratrice; (B) AMD K6 400MHz con 128MB di Ram e scheda grafica 3DFX Voodoo Banshee e, infine, (C) Pentium III 450MHz con 128MB di Ram e scheda TNT2 ULTRA.
In (A) Q3A non è riuscito a inizializzare OpenGL (la libreria grafica alternativa alla Direct3D di Microsoft), ma dubito che sarei riuscito a giocare fluidamente. Sono riuscito a giocare con UT, ma i movimenti erano fluidi solo con una finestra molto piccola (intorno a 100X100 pixel), altrimenti l’azione diventava ingiocabile.
Con (B) ho avuto dei problemi impostando la modalità grafica a più di 65.000 colori. Ma il problema è probabilmente dovuto alla scheda grafica 3DFX. Per il resto il gioco è scorrevole e veloce alle medie risoluzioni (800X600), mentre è un po’ lento alle alte risoluzioni. Con (C) non ci sono stati problemi di sorta.
Entrambi i giochi sono fluidi impostando i massimi livelli di dettaglio grafico e con risoluzioni che arrivano fino a 1900X1200 pixel. A dire il vero oltre la risoluzione 1024X768 ogni tanto qualche movimento a scatti lo si avverte e il livello di dettaglio grafico non è così rilevante. Con UT è possibile scegliere se usare OpenGL (l’ICD è fornito con i driver della TNT 2), o con Direct3D: entrambi funzionano alla perfezione.
Le modalità di gioco in Q3A sono solamente due: Deathmatch in cui vince colui che per primo uccide un numero di volte prestabilito gli avversari (che risorgono in un istante), e Team Deathmatch in cui il punteggio è calcolato sulla squadra.
UT prevede ulteriori tre tipi di gara che danno un tocco di originalità al gioco: InstantGib Deathmatch in cui basta un colpo per ammazzare e (farsi ammazzare), Domination (il mio preferito) in cui si devono contrassegnare dei “luoghi strategici” prima degli avversari in una rincorsa per il dominio assoluto. Infine, Capture the Flag, in cui si accumulano punti catturando la bandiera avversaria e portandola alla propria base ed evitando che la squadra avversaria faccia altrettanto.
I demo prevedono un numero limitato di scenari: 4 per Q3A e 6 per UT. Secondo il mio parere il livello di dettaglio grafico di Q3A supera quello di UT. Infatti c’è un maggior uso degli effetti di luce e di trasparenza. D’altro canto, in quanto a originalità, UT è nettamente superiore: gli scenari sono più vari ed estesi.
Tra i più belli: Morpheus, i combattimenti avvengono tra i tetti di altissimi grattaceli a bassa gravità (i salti sono enormi), con il costante pericolo di micidiali cadute; Phobos Moon, una stazione orbitante intorno a un pianeta (è spettacolare guardare il pianeta e le sue lune girare intorno alla stazione spaziale) e Tomb of Sesmar, che ricorda una costruzione egizia.
Per quanto riguarda l’azione di gioco in se stessa, entrambi i giochi sono ben strutturati. L’intelligenza artificiale dei Bot è molto buona e in UT è ampiamente configurabile. Per ogni Bot é possibile scegliere l’esperienza di base (da Novice a Godlike!!), impostare l’arma preferita, lo stile di combattimento (normal, agressive, berserk, ecc.) e addirittura l’accuratezza e la voce.
Già, perché un’altra caratteristica originale in UT sono i dialoghi. Alcune frasi tipiche che sentirete urlare con voce digitalizzata dai soldati quando hanno centrato un obiettivo sono: “Do you like that?”, “Anyone wants more?” oppure “Boom” o “Target eliminated”.
Potete anche configurare dei tasti per far parlare il vostro personaggio; oppure, con il tasto “T” scrivere una frase a vostra scelta. Ma i dialoghi non si limitano ad un aspetto coreografico: giocando con i Bot potete effettivamente ordinargli un’azione come difendere un luogo, coprivi le spalle, ecc.
Come detto all’inizio, entrambi i giochi sono pensati per essere multiplayer e una particolare ottimizzazione è stata effettuata per giocare in Internet. Ho provato a connettermi online per giocare contro avversari umani.
La cosa è stata di una semplicità estrema. Dopo qualche secondo di collegamento i server adibiti al gioco (ce ne sono un centinaio già abilitati) sono stati elencati in ordine di velocità di accesso. Sceltone uno sono stato catapultato all’interno di una frenetica battaglia ormai cominciata. Ho provato tutte le modalità di gioco e l’azione era meravigliosamente fluida. Solo raramente capitava di attendere per qualche frazione di secondo prima di avere il refresh dello schermo.
Devo ammettere che giocare contro avversari reali non è per niente facile ed è molto divertente poter “chattare” con o senza le frasi predefinite (sempre se si è abbastanza veloci da riprendere il comando del proprio alter ego, altrimenti ci si ritrova spiattellati su un muro con la frase da terminare).
Con Q3A ho partecipato a un Team Deathmatch in cui c’erano più di 10 giocatori: era una carneficina senza senso! Ho visto poi un server che accettava fino a 96 giocatori.
Concludendo, entrambi i giochi sono accattivanti. A mio parere UT ha qualche marcia in più, ma vale la pena di provarli entrambi. Una nota a negativa è l’alto contenuto di violenza del gioco: non solo “uccidere l’avversario” è lo scopo principale, ma il modo in cui si uccide è particolarmente cruento. Sangue e corpi dilaniati che rimbalzano per i corridoi ne fanno un gioco per un pubblico maturo. Non mancano inoltre nei dialoghi delle vere e proprie parolacce in inglese.