Sul web si può ormai trovare ogni tipo di contenuto, di più o meno libera consultazione: saggi e romanzi, audio e video, giochi e questionari, per non parlare di quell’eterno favorito delle masse, le foto di signorine uscite distrattamente di casa senza indossare le mutande. C’è però una notevole eccezione: gli spartiti musicali.
I musicisti in erba, specie i più giovani che stanno soltanto cominciando ad imparare l’uso di uno strumento, fanno una gran fatica a rintracciare su Internet la trascrizione dei brani musicali, anche quelli relativi ai classici che fanno parte del pubblico dominio. Certo, si può trovare qualche scansione salvata come immagine, ma è un pallido escamotage.
Sarebbe lungo, e tecnicamente intricato, spiegare le limitazioni che rendono inadatti alla bisogna MIDI, il vecchio e diffusissimo sistema nato per pilotare gli strumenti elettronici, SMIL, nato per essere il linguaggio multimediale del web, e altri e ancor meno conosciuti formati. Le basi tecnologiche per registrare uno spartito in un formato ricco, informaticamente parlando, ci sono invece tutte grazie a un gran lavoro che, per una volta, potrebbe renderci fieri, perché parla la nostra lingua. Lo standard IEEE 1599-2008 per la notazione musicale, sviluppato congiuntamente dall’Università degli Studi di Milano e dalla Scuola universitaria professionale della Svizzera italiana, è diventato uno standard internazionale nel 2008. Non ha, sin qui, trovato applicazione pratica sul web, anche se questo potrebbe cambiare nel 2016.
Il Music Notation Community Group è una organizzazione spontanea di musicisti ed editori che si è formata proprio per standardizzare e rendere universalmente usati due formati: MusicXML, per memorizzare in un file la musica; SMuFL (Standard Music Font Layout), usato per disegnare un font che permette di visualizzarla. Il valore dell’iniziativa è stato riconosciuto da W3C, l’ente deputato alla standardizzazione del web, e oggi il Music Notation Community Group è il quinto gruppo più numeroso a formarsi sotto quella bandiera.
Anche se W3C mettesse nel 2016 il suo sigillo su MusicXML, ci vorrebbe un po’ prima che il supporto nativa apparisse nei browser, anche Google Chrome che tradizionalmente è il più attento a questo tipo di novità. Eppure già oggi il nuovo formato dimostra la sua potenza e flessibilità: oltre duecento differenti software lo supportano come formato di file in lettura e/o in scrittura. E sul web? Date una occhiata al sito Soundslice per vederlo in azione. Anzi, per sentirlo.