L’attuale situazione economica ci porta, per certi versi, a un paradosso. Da un lato la crisi rappresenta un’opportunità: senza entrare nel dibattito se sia ora di buttare nel cestino il modello capitalistico, di sicuro si vedono spazi di manovra per nuovi modi di fare business. Per nuovi modi di fare comunicazione. Per nuovi modi che, basandosi sull’uso intelligente delle reti, la condivisione dei saperi, la riaggregazione delle persone in modalità innovative, ci permettano di fare di più con meno, ma soprattutto di fare molto meglio. Insomma, sarebbe l’ora di riparlare di startup, che nascano ora non più con poche idee e sull’onda di facili prospettive di guadagni, ma decise a riempire quegli spazi che la situazione economica e, diciamocelo, insoddisfazioni crescenti stanno portando alla luce.
Insoddisfazioni che si stanno avvertendo acute: le si sente da parte dei clienti che si lamentano di tempi, costi, mancata innovatività, mancata assistenza, poca proattività. Vale sia per i consumatori nel B2C che per i clienti nel B2B. Insoddisfazioni spesso acutissime da parte delle persone che in azienda ci vivono, che si trovano spesso impastoiate in strutture e processi arcaici, limitate da flussi di lavoro che non favoriscono condivisione ed innovazione e… il resto potete aggiungetelo voi. Parliamo quindi di un momento dove il concetto di startup innovativa avrebbe molto senso. Non fosse che… beh, in un momento di crisi manca proprio il secondo elemento più importante, dopo la testa delle persone: il vile denaro.
Già non era facile farsi finanziare prima, adesso la cosa si complica: l’avversione al rischio ha raggiunto livelli elevati, il mercato è oggettivamente più rischioso e oggettivamente molti attori non hanno più quella disponibilità di un tempo. Navigano in acque turbolente persino startup che conosco, che lavorano non a vendere cose nuove a un mercato poco liquido, ma ad aiutare a far tagliare i costi alle aziende e quindi far quadrare meglio i bilanci trovano delle difficoltà. Qualcosa si muove: ha avuto una certa risonanza l’iniziativa Working Capital di Telecom Italia, su cui si è anche acceso un dibattito. Ma molto altro non si vede all’orizzonte. Si dovrà allora probabilmente pensare a forme evolutive, che travalichino quei venture capital che già erano un passo di innovazione.
Uno scenario che ritengo interessante potrebbe essere quello del social venturing, sulla falsariga del social lending. Mi immagino un mondo dove ognuno mette un po’ di soldi su un progetto intelligente, con necessariamente un team di esperti che precedentemente lo validi e ne dia un rating di rischiosità. Magari a 100 euro a testa potremmo davvero far nascere qualcosa di straordinario e dare una mano a persone con una visione più avanzata. D’altra parte dovremmo metterci il cuore in pace sulla rischiosità elevata dei progetti e quindi investire solo con cautela, poco e con molto coraggio. Insomma, mi sa che nel breve periodo la strada da percorrere sarà ancora quella di incontrare il capitalista con un po’ di visione, magari quello che di incubatori e di business angel non vuole o non ha sentito parlare.
Ma dove trovarlo? Beh, una battuta classica del mondo del business era che l’uomo con l’idea poteva incontrare l’uomo col denaro in ascensore. Di qui la calda raccomandazione fatta agli imprenditori potenziali di prepararsi un elevator pitch, un discorsetto potente che, nel breve spazio di una corsa in ascensore, potesse convincere il potenziale finanziatore a offrirti un caffè per parlarne un po’ meglio. Oggi un’alternativa di arriva però da Sir Richard Branson (sì, quello di Virgin), un uomo che di iniziative imprenditoriali visionarie ne sa qualcosa (basta pensare alla sua aziendina di viaggi turistici spaziali che, zitta zitta, a breve dovrebbe iniziare a sfornare fatturati). Sir Richard ha recentemente introdotto la PitchTV, un particolare servizio di inflight entertainment a bordo degli aeroplani di Virgin Atlantic.
Uno dei canali della Tv a bordo degli aeroplani virginali sarà aperto a dei video pitch, a delle proposte di business/richieste di finanziamento, aperte alla visione dei passeggeri dell’aereo. Il meccanismo è piuttosto 2.0: i potenziali imprenditori dovranno prendersi la solita briga di user generarsi il video, pubblicarlo su di un apposito sito e sottoporlo al giudizio della community che potrà dare un voto all’idea. Le idee più votate potranno imbarcarsi sull’aeroplano, sulla base di una rotazione mensile, permettendo ai neoimprenditori di farsi vedere, ma anche ai finanziatori di venire in contatto con idee fresche e in qualche misura anche già approvate da una smart crowd. Almeno questa sarebbe l’idea (your mileage might vary). Per ora tutta l’operazione è contenuta nel blog di Sir Richard, dove saltano all’occhio il suo faccione e il pitch per vendere il suo libro. Di video da votare non c’è ancora l’ombra, anche se l’upload è aperto.
Staremo a vedere l’esecuzione e il sostegno che la linea aerea vorrà davvero dare a questa iniziativa. Strategicamente, però, l’idea è solida, In effetti, dove meglio trovare un dinamico, ricco, internazionalmente aperto finanziatore con del tempo da dedicarti se non in aereo? Mica passano tutto il loro tempo in ascensore.