Quando Steve Jobs annunciò iPad oramai quattro anni or sono, l’argomento di conversazione e commento sicuramente più impiegato da scettici e contrari era che la tavoletta non avrebbe mai sostituito il computer.
Da quel momento l’andamento delle vendite dei PC tradizionali ha iniziato a declinare, ma ciò che interessa di più al momento è quale sia la ragione profonda del successo dei computer a tavoletta, inadeguati e futili all’esame superficiale.
La teoria diffusa del computer tradizionale come tuttofare e della tavoletta come mezzo specialistico, che “diventa” la app in funzione senza altre distrazioni, è stata messa in dubbio da Ben Thompson su stratēchery per il quale la chiave, più che la specializzazione, è la semplicità:
Il problema con l’idea [che il computer sia generico e il tablet specializzato] è la focalizzazione sul “computing”. Le cose di cui noi umani amiamo occuparci sono molto più varie: cantare, giocare, ballare, perfino – si suppone – creare fogli di calcolo. In questo spettro le tradizionali attività di “computing” costituiscono solo una minima parte.
Il vantaggio decisivo della tavoletta è allora abbracciare con le app tutto lo spettro delle nostre attività nella loro parte più semplice, dove il computer può fare molto più e molto meglio, al prezzo tuttavia di restare nel proprio segmento di uso tradizionale.
Interpretazione rafforzata dal racconto di Shawn Blanc relativo a suo nonno. Con vista debolissima, trova la tavoletta una eccellente fotocamera per le riunioni familiari, grande e luminosa a sufficienza per permettergli tanto di inquadrare quanto per godersi gli scatti effettuati.
Certamente un fotografo appena più che amatoriale vuole scattare con qualcosa più che un iPad. Per ognuno di essi, tuttavia, centinaia di persone comuni trovano un tablet e una app il modo più efficace di avvicinarsi in modo semplice a infinite attività, da quelle tradizionalmente informatiche come la posta elettronica ad altre che il computer in uso da sempre non ha mai toccato.