È ai box di partenza la versione italiana di Office 98 per Macintosh di Microsoft e già si insinua il sospetto che, dietro il velo di perfezione e innovazione di cui viene circonfusa, si celi, come all’interno di un Cavallo di Troia, un virus letale. È capitato, infatti, che, dopo aver installato la release statunitense del software, ad alcuni sia scomparsa la Cartella Sistema, con le drammatiche conseguenze che si possono ben immaginare. La causa di questo fenomeno sarebbe dovuta all’intervento umano inconsapevole sulla disposizione automatica di nuova introduzione.
Office 98 si presenta come la versione migliorata del prodotto per Windows. Su dei Macintosh di media potenza gira infatti più velocemente e con maggiore efficienza di un Office 97 caricato su PC Pentium di alto profilo. Questo è il secondo frutto della nuova divisione di sviluppo per Macintosh della casa di Redmond e degli accordi fra Gates e Jobs. Il primo era stato proprio quel controverso Internet Explorer la cui qualità su piattaforme Macintosh, di gran lunga superiore a quella per Windows, aveva dovuto far ricredere molti dei nemici che Microsoft si era creata con quella brutta colonizzazione dell’interfaccia finestre in terra di mele che è stato il primo Office con il suo orrendo Word 6, prestissimo innamoratisi di un ricco, modulare e ben integrato Explorer, a scapito di un Comunicator goffo ed ingombrante.
Ora, Office 98, non solo ha tutte le features della versione per Windows e qualcuna di più (ma in verità forse ce ne servirebbero di meno!), non solo ha una delle migliori interfaccia nello standard Macintosh, ma ha anche il più rivoluzionario sistema di installazione che si sia mai visto.
Niente più programmi di setup e lunghe attese: basta prendere la corpulenta cartella dal CD ROM e trascinarla nel disco o nella cartella in cui si vuole che lavori…e basta!
Diversamente dalle versioni precedenti, per non parlare di quella per Windows, Office non ha bisogno di nessuna libreria! Funziona alla perfezione anche se attivate la macchina pigiando il tasto shift per escludere tutte le estensioni. Lui si è creato una mappa di dove si trovano i files che gli servono e li va a cercare solo quando si attiva uno dei programmi. Da qualche parte, inoltre, deve avere un file compresso con dentro le copie di tutte le risorse indispensabili. Così quando ne perderete o ne sposterete una, lui provvederà automaticamente a rimettere ogni cosa a suo posto. Ha un idea così chiara di chi deve trovarsi dove, che si rifiuta di attivare qualsiasi componente da una posizione diversa da quella in cui è stato inserito all’origine.
Qualcuno però deve aver preso troppo alla lettera queste miracolose capacità copperfieldiane, o più semplicemente ha pensato che delle estensioni come le librerie dovessero trovarsi nell’omonima libreria ed ha provveduto ad integrare questo presunto errore dell’installazione. Poi ha fatto partire l’utility di disinstallazione con la conseguenza di essersi ritrovato in un colpo solo la Cartella Office assieme alla Cartella Sistema nel Cestino. Quando poi il nostro sventurato ha riavviato, come da istruzione, il computer, entrambe le cartelle sono state digerite nell’Ade digitale, restituendo all’avvio solo l’immagine di un bel dischetto con il punto interrogativo. Da qui il primo sospetto che si è suscitato spontaneamente è stato quello di un virus. Ma, visto che a scoprirlo sono stati proprio i geniali programmatori Macintosh di Microsoft, assieme alla denuncia è arrivato anche il patch ed è verosimile che nella nuova versione italiana si sia già provveduto a rimediare il difetto.