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NTag: il badge elettronico sociale

18 Giugno 2004

NTag: il badge elettronico sociale

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Soffrite di ansia da congresso? Non riuscite ad affrontare gli eventi "sociali" di una convention senza l'aiuto di un paio di Martini molto secchi? nTag, l'ultimo ritrovato della tecnologia moderna, potrà aiutarvi a massimizzare le opportunità di contatto offerte da questi eventi, senza sforzo e senza (quasi) effetti collaterali

L’oggetto in questione è una sorta di badge elettronico. Come il Tamagochi di nuova generazione, comunica in modo wireless coi suoi simili – ma invece di generare cuccioli virtuali produce utili spunti per attaccare bottone col prossimo.
Ci sono voluti anni di ricerca al prestigioso MIT per capire che:
a) negli eventi business metà della gente cerca disperatamente di capire chi sono i potenziali clienti cui fare una tentata vendita al volo
b) l’altra metà cerca freneticamente un pretesto passabile per attaccare discorso con la bonona / bellone che si trova seduto di fianco.
Così, invece del solito, inutile, badge cartaceo, la scienza ci propone un device che cambierà per sempre il social networking “sul campo”.
Questo simpatico terminale “neckheld” (da portare al collo, come la sveglia dei cannibali, e circa dello stesso peso – quasi un paio d’etti) viene preprogrammato all’atto della consegna. Voi dovete solo compilare un semplice questionario fornito dall’organizzazione, che provvederà a trasferire le vostre informazioni allo scatolotto.
Le domande possono essere di vario tipo: in un evento fieristico potreste dover inserire professione, campo di attività, aziende in cui avete lavorato o interessi specifici; in eventi di socializzazione potrà esservi richiesto di inserire il colore, l’hobby o la perversione sessuale preferiti.

Caricato il badge elettronico, questo inizia a esplorare i propri vicini, comunicando via infrarossi e presentandovi automaticamente a chi vi sta attorno.

Chiaro, il potenziale di disastro sociale generato da incauti usi dell’apparato è quasi infinito: non sono sicuro mi farebbe piacere che il mio badge rivelasse all’universo che per anni ho lavorato alla stesura di dialoghi per i film porno (lavoro fantastico, poca fatica: tutte vocali, consonanti zero) o che sono una spia della concorrenza venuta a capire cosa proponete al vostro stand.

D’altra parte affascina il concetto di un device che aiuti a rompere il ghiaccio fra sconosciuti (Ciao Maria, mi chiamo Giulio, abbiamo tre cose in comune: alleviamo scarabei stercorari, siamo azionisti Parmalat e siamo allergici alla mortadella), evitare di commettere dei suicidi sociali (raccontare barzellette sui carabinieri al comandante dell’Arma, in borghese) o di capire nel giro di pochi secondi se vale la pena di iniziare a parlare con la persona che abbiamo di fronte (Sono Filippo, ho 4 miliardi di budget da spendere in tecnologie di CRM / Buongiorno sono Ugo, ho un magazzino pieno di software di CRM che fa la muffa…)

Può essere programmato per individuare conoscenze in comune fra due persone che casualmente si incontrano. Sicuro: saranno due vostre ex fidanzate e passeranno metà della serata a parlare male di voi. Più tardi il loro nTag le allerterà che anche la brasiliana appena entrata vi conosce; le tre inizieranno a relazionarsi, scopriranno che la nuova arrivata è la vostra nuova quasi-fidanzata, riempiranno l’altra metà della serata a parlare male di voi. Tutte e tre. Il giorno successivo voi inizierete gli appostamenti sotto l’ufficio dell’inventore del “badge-che-non-si-fa-i-fatti-suoi-neanche-a-morire”.

Ma il networking non è l’unica cosa che nTag può fare bene: grazie ad una connessione RFID può dialogare con l’organizzatore dell’evento e fungere da strumento di informazione e comunicazione per i partecipanti. In una fiera può ricordarvi che è stata cambiata la sala della presentazione sul Business Process Reingeneering o l’agenda dell’evento, in un evento intraaziendale può informarvi che l’headquarter ha appena deciso di licenciarvi tutti in tronco, così si rende più tempestiva ed efficiente la comunicazione interna.

Ovviamente il sistema può poi profilare i partecipanti, stilare statistiche, permettere sondaggi istantanei e, in buona sostanza, farsi una vera e propria cofana di fatti vostri, che manco Rai 3. Ma può anche aiutarvi a registrare i contatti avuti senza bisogno di gestire i biglietti da visita, scambiandosi i propri dati in modo wirleless (“Bimmami? Beammami? Mandami via Infrarossi?” la tua vcard…”) o facilitarvi nella gestione dei business leads.

Questo ritrovato ha già generato resistenze e polemiche, apre straordinarie opportunità ai mentitori in roaming (Ciao, mi chiamo Maria e sono la controfigura del sedere di Jennifer Lopez). È stato già hackerato in occasione di convention di tecnologi, ha affascinato e fatto infuriare partecipanti in molte riunioni ed eventi.

L’azienda produttrice, dopo averlo piazzato a clienti del calibro di General Electric o dell’Università della Virginia, sta ora probabilmente pensando al mercato del cucco in discoteca (Ciao, sono Mario e ho il Ferrari parcheggiato qui fuori / Salve, mi chiamo Deborah e rubo automobili per la malavita organizzata) e più in generale del mercato dei cuori solitari.

Vedo in futuro in cui gireremo per le strade con la sveglia (pardon, il badge) al collo, che ogni tre passi ci allerterà della vicinanza di un possibile prospect o di un possibile fornitore. Ma dato che, contemporaneamente, ci allerterà della presenza di una persona che condivide il nostro interesse per la lingerie (o l’assenza di), siamo sicuri che ci resterà ancora molta voglia di pensare al lavoro?

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