Ventotto ONG, membri del Global Internet Liberty Campaign (GILC) hanno mandato una lettera al Consiglio d’Europa per fermare il trattato internazionale sulla cybercriminalità.
Per la GILC, infatti, considera il progetto di convenzione un pericolo per le libertà individuali.
La lettera pubblicata dalla GILC, l’organizzazione che riunisce le associazioni per la protezione delle libertà civili nel mondo, è indirizzata ai membri del comitato di esperti incaricati di redigere la convenzione internazionale sulla cybercriminalità.
Il progetto di convenzione in questione è certamente necessario, perché permetterà di omogeneizzare le leggi sui crimini legati alle nuove tecnologie semplificando il compito degli inquirenti, specialmente per quello che concerne le inchieste che necessitano della collaborazione di più stati.
Ma la convenzione prevede anche di dare nuovi poteri alle forze dell’ordine, come l’accesso alla corrispondenza privata, “l’inseguimento” online o l’autorizzazione di perquisire tutti gli individui sospetti.
Queste disposizioni sono state giudicate illegali e antidemocratiche dai membri del GILC, che chiedono che “ogni proposta di creare nuove autorità investigative ed accusatorie debba comprendere un’attenta considerazione degli articoli 8 e 10 della Convenzione Europea sui Diritti Umani”.
La lettera termina esortando il comitato di esperti a non approvare il progetto di trattato “in questo momento” e chiede “una migliore stesura del documento, diretta non solo alla punizione, ma anche alla prevenzione dei crimini informatici”.
Per avere più dettagli e per poter leggere il testo integrale della lettera andate all’indirizzo dell’Alcei (http://www.alcei.it/documenti/cybercrime.html) l’associazione italiana membro del GILC (http://www.gilc.org/privacy/coe-letter-1000.html)