L’esistenza di una legge americana anticybersquatting – l’anticybersquatting consumer protection act – implica che i giudici americani sono competenti in materia di nomi di dominio, anche in presenza di una decisione di segno contrario già adottata dall’Icann.
Affermando questo principio, la Corte d’Appello di Boston ha affermato la competenza del tribunale a decidere sul ricorso presentato da un cittadino americano, per ottenere la restituzione del nome di dominio “corinthians.com”, che gli era stato tolto al termine di una procedura d’arbitrato condotta dall’Icann (l’organismo internazionale che gestisce i nomi di dominio) e resa esecutiva dal Wipo, l’Organizzazione mondiale per la proprietà intellettuale.
Nel caso di specie, la squadra di football brasiliana “Corinthians” aveva reclamato il nome di dominio “corinthians.com”, che era stato precedentemente registrato da un privato.
L’Icann aveva accolto l’istanza della società sportiva brasiliana, restituendole il dominio, anche in considerazione del fatto che chi l’aveva registrato aveva poi tentato di rivenderlo alla squadra a caro prezzo.
Il cittadino americano, in prima istanza, si era rivolto al tribunale per chiedere la restituzione del nome di dominio, invocando l’applicazione della legge americana in materia di cybersquatting, che sosteneva di aver rispettato. Il tribunale, però, aveva dichiarato la propria incompetenza.
La Corte d’Appello ha, invece, stabilito che la legge americana poteva legittimamente essere invocata e ha rinviato la causa al giudice di primo grado.
Il fatto che il Congresso degli Stati Uniti abbia votato la legge in questione, motiva la sentenza, implica che i nomi di dominio non possono essere soggetti a regole diverse e che è sempre possibile ricorrere al giudice americano per tutelare il proprio diritto.