Niente sarà più lo stesso. Almeno questo sperano le carovane di Web-giornalisti americani che stanno facendo il conto alla rovescia. A fine mese il Partito repubblicano terrà la sua convention a Philadelphia. Sceglierà George W. Bush jr. come proprio candidato alla Casa Bianca, scoprirà chi gli starà accanto quale aspirante vice-presidente. E soprattutto vedrà il centro congressi affollarsi di giornalisti che appartengono a testate telematiche.
Philadelphia ha già dato i natali politici a un’altra stella dell’informazione. Nel 1952 la televisione fece qui il suo vero ingresso politico. Ora la scena si ripete. E appunto, sono tanti a pensare che da quel punto in poi informazione e politica subiranno mutamenti: quali e quanto profondi è tutto da scoprire. Quindici giorni dopo lo spettacolo si ripeterà a Los Angeles, dove saranno i democratici a incoronare Al Gore come loro beniamino e scopriranno finalmente chi correrà con lui. Ma anche a Los Angeles, l’attenzione sarà sulla Rete.
Questi due appuntamenti politici sono infatti visti da politici e massmediologi americani come momenti decisivi per definire l’identità del “new” medium. Ciò che chiedono gli addetti ai lavori è: “basta con l’aggettivo new”. “Ormai siamo qui anche noi, l’aggettivo nuovo non serve più” dice la responsabile della sezione elezioni di CnnInteractive, Carin Dessauer.
In realtà, non è la prima volta. Anche nel ’96 il Web aveva una sua presenza. Ma era poca cosa. Qualche giornalista telematico che sembrava quasi un infiltrato tra tanta carta stampata e TV via cavo. Oggi la televisione – eccetto i canali informativi 24 ore su 24 – sembra voler passare la mano. La rete Abc preferisce mandare in onda i preliminari della stagione di football, tanto per dire. Il Web prenderà il suo posto? La scommessa è questa.
Tra gli scommettitori ci sono anche facce note. Carl Bernstein, per esempio, uno dei due celeberrimi autori dell’inchiesta sul Watergate, è uno di loro. Alla testa, come uno dei partner economici e per il suo ruolo di direttore, di Voter.com si prepara a dare battaglia, usando il Web e tutta la sua duttilità. Al New York Times ha detto: “Se vogliamo possiamo mettere in Rete un intero libro, un discorso di ore fatto da Charlton Heston in difesa delle armi”. Con il Web si può fare tutto. Dal piccolo all’enorme. E ogni lettore-navigatore potrà scegliere cosa fare e cosa usare. Ci saranno Webcam sparse ovunque, sarà possibile seguire le convention dal buco della serratura come dal palco dell’oratore principale.
Ma il pubblico? Parte della definizione di identità del giornalismo telematico passerà proprio dalla risposta di pubblico. In genere, l’atteggiamento sembra quello di non dare troppa importanza agli hits, alle pagine viste. Vedremo se sarà davvero così. Nessuno nasconde la possibilità di vedere tanti caduti sulla strada del giornalismo telematico. L’orientamento generale dice che non aumenterà il numero di interessati alla politica, ma che quelli già interessati alla politica avranno un numero di documenti e di informazioni molto maggiore di quanto non accada ora. “Se facciamo quel che fa la televisione – ha detto David Bohrman, amministratore di Pseudo.com, altro sito presente alle convention – allora sarà un fallimento. Dobbiamo fare qualcosa di totalmente differente, smontare tutto il processo delle convention, dare agli utenti la sensazione di poter toccare con mano quello che sta accadendo”.
Sarà il racconto di una storia dall’inizio alla fine con i suoi alti e i suoi bassi, ripetono gli addetti ai lavori, con una formula tanto cara al giornalismo americano. Per Los Angeles hanno fatto richiesta di accredito oltre 100 testate Web. C’è un settore chiamato “Internet Avenue”. E gli organizzatori stanno già pensando che dovranno aumentare lo spazio destinato ai giornalisti telematici perché le domande per essere accreditati continuano ad arrivare.
Chissà se il modificarsi della composizione anagrafica dei navigatori americani influenzerà l’uso dei siti Internet politici e ne modificherà le attenzioni? Una ricerca diffusa due settimane fa da Media-Matrix ha reso noto che nell’ultimo anno l’età media degli utenti si è molto alzata ed è cambiato anche il sesso. Non più ragazzini con la pizza davanti al Pc di casa, ma donne intorno ai quarant’anni e oltre: sono loro il settore in maggior espansione nell’uso di Internet. E sono anche le più costanti nel seguire quel che interessa loro. Mentre gli uomini hanno un atteggiamento molto più incostante.
Dalle convention – ma poi ci saranno anche le olimpiadi – e dal modo in cui saranno seguite dai navigatori, si capirà se Internet è davvero entrato nella vita quotidiana della maggioranza delle persone. In America, ovviamente.
Il passo successivo sarà capire cosa fare del giornalismo telematico, o meglio: come farlo. Nella sua column sul magazine domenicale del New York Times, Max Frankel – domenica scorsa, osservava che per ora la meraviglia del Web rispetto al giornalismo si può ridurre all’offerta di merce differenziata risparmiando sui trasporti. In sostanza posso avere le pagine estere del New York Times, quelle politiche del Washington Post e quelle economiche del Wall Street Journal, il tutto impaginato a mio piacimento. Ma per ora dal “nuovo media” arriva poco “nuovo giornalismo”. Ma il giornalismo, ricorda Frankel, costa e parecchio. E la regola vale anche per il Web. Si tratta di vedere quali e quanti investimenti saranno fatti per avere giornalismo originale in Rete. Le convention saranno un banco di prova anche – e forse sopratutto – per questo.