Ne avevamo già parlato in una precedente notizia su questa rubrica: la richiesta da parte di un gruppo americano di intrattenimento, di trasmettere l’esecuzione capitale di un condannato a morte.
Il giudice federale, a cui si era rivolta l’azienda dopo il rifiuto delle autorità carcerarie, ha negato il diritto a diffondere in diretta su Internet l’esecuzione di Timothy McVeigh, prevista il 16 maggio.
Il gruppo ENI, comunque, non demorde e vuole a tutti i costi trasmettere la morte in diretta su Internet del responsabile dell’attentato di Oklahoma City, compiuto nel 1995.
Malgrado la sentenza in appello che rinnova il divieto, il gruppo ricorrerà nuovamente in appello.
ENI, infatti aveva intentato un’azione giudiziaria contro il dipartimento della giustizia e l’Ufficio delle prigioni, perché il loro rifiuto di autorizzare la trasmissione in diretta di questa esecuzione è contrario al diritto di libertà d’informazione e alla libertà della stampa garantiti dal primo emendamento della costituzione americana.
Anche questo nuovo appello a poche possibilità di concludersi a favore dell’azienda.
Secondo il giudice che ha emesso l’ultima sentenza, infatti, nessun’altra conclusione sarebbe giustificata nelle attuali circostanze.
Nella sua sentenza, il giudice ha dichiarato che la preoccupazione delle autorità penitenziarie sulle conseguenze di una diffusione su un largo pubblico dell’esecuzione di McVeigh era logica e avevano il diritto di vietarla.