La logistica, ormai è noto a tutti, è una delle chiavi di volta del commercio elettronico. La consegna delle merci al domicilio del cyberconsumatore può diventare la buccia di banana sulla quale scivolare e rompersi l’osso del collo, perché muovere i bit è difficile, ma far viaggiare puntualmente e, soprattutto, velocemente i pacchi lo è molto di più.
L’anno scorso su questo scoglio si sono infranti i sogni di molti siti di e-commerce americani, che durante il periodo di Natale, molto caldo anche per l’e-shopping, hanno deluso i loro clienti con tempi di consegna troppo lunghi. E un regalo di Natale, se non arriva per Natale, non ha nemmeno più senso! Quest’anno potrebbero essere i siti europei a ripetere l’amara esperienza. In effetti, gli acquisti on line nel Vecchio Continente soffrono di “seri problemi nella consegna”: i clienti possono “attendere diverse settimane prima che i pacchi vengano consegnati o, ancor peggio, possono non riceverli del tutto”. Questi i risultati di uno studio di Andersen Consulting pubblicato alla fine di ottobre.
Lo studio ha preso in esame 445 ordini effettuati su 162 siti, in sei Paesi (Germania, Spagna, Francia, Italia, Gran Bretagna e Svezia). In totale, il 39% delle ordinazioni non ha avuto buon esito; un terzo di queste per ragioni tecniche o di procedura, mentre per i due terzi non sono mai arrivate a destinazione. Più della metà (57%) delle ordinazioni portate a buon fine è stata recapitata entro la settimana. Ma per quanto riguarda le ordinazioni oltre frontiera, meno del 40% è arrivata a destinazione nei sette giorni.
Appena il 28% dei siti ha proposto una data di consegna al cliente e, tra questi, meno della metà ha consegnato alla data prevista. Nel caso in cui non era stata stabilita una data di consegna, il 59% dei prodotti non sono mai stati recapitati. Lo studio segnala inoltre frequenti rotture di stock tra i venditori di prodotti elettronici. Se “la maggior parte dei mercanti Web europei padroneggia il processo di ricevimento delle ordinazioni – conclude lo studio – deve ancora fare significativi progressi per onorarle”.
E significativi progressi deve farli l’intero comparto dell’e-commerce europeo se non vuole lasciare la porta aperta all’invasione de mercanti online americani, già sbarcati sul Vecchio Continente con armi, bagagli e cattive intenzioni. In parole povere: se il commercio elettronico non impareremo a farlo da noi, ci penseranno Amazon e soci.