Internet e i suoi servizi (posta elettronica, chat, messaggerie, ecc.) svolgono anche la funzione di propagazione di idee e di ideologie. Per sua stessa natura, una tecnologia ancora libera e poco strutturata si presta a un uso di propagazione di controinformazioni.
Secondo uno storico francese, Pierre Miquel, autore di un recente saggio dal titolo esplicativo “Les @narchistes”, l’utopia anarchica, lontana dall’essere morta e sepolta, ha trovato nella rete un mezzo per svilupparsi.
Miquel, fervente repubblicano, crede fermamente che gli anarchici “i senza Dio e senza leggi”, non siano passati di moda.
Anzi, secondo quanto dice e scrive, i politici di oggi rubano a piene mani dalle idee anarchiche: gli appassionati della cogestione a Proudhon, gli anti-marxisti a Bakhunin e gli ecologisti a Reclus, tutti grandi pensatori anarchici.
Non manca in Miquel il senso della grandeur francese: secondo lui “la Francia è in particolare un ponte sull’anarchia, una dottrina che si scontra non solo con l’ordine borghese, ma che combatte ogni regime oppressivo”.
“Agli anarchici non rimane che tessere la rete su Internet dei gruppi della rivolta egalitaria sul pianeta e della resistenza all’ordine tecnicista – scrive lo storico nel suo saggio – quello che scheda le folle attraverso i chip e li mantiene rispettosi verso i mercenari anonimi delle innumerevoli legioni dell’ordine planetario”.
“Se Proudhon fosse ancora vivo, pubblicherebbe sul Web – continua lo storico francese – Ravachol non costruirebbe più bombe, ma intercetterebbe le linee, mistificherebbe le immagini… Sacco e Vanzetti organizzerebbero il saccheggio sistematico delle carte di credito”. E si domanda a quando un “megabug” anarchico?
“Hanno mai avuto più apertura in un mondo totalmente chiuso? – si chiede lo storico – Bisogna guardarsi dal diagnosticare la sparizione dell’anarchia. Ha ancora bei giorni davanti a se”.
Riferimento bibliografico francese: “Les @narchistes”, edizioni Albin Michel, 328 pp.