Con la sentenza del 26 settembre con cui la Corte Suprema degli Stati Uniti ha deciso che il procedimento antitrust contro la Microsoft dovrà essere riesaminato completamente dalla Corte d’Appello prima che si possa avere un giudizio definitivo di merito, si è nuovamente aperto il dibattito su come debba essere amministrata la giustizia con le aziende della net-economy.
La riammissione della causa davanti alla Corte d’Appello garantisce infatti alla Microsoft un altro anno di sopravvivenza senza dover sottostare alla sentenza di primo grado, che la condannava a scindersi in due aziende diversificate per attività produttive.
Ora non sarà più possibile avere una sentenza definitiva prima del 2002, dal momento che dopo il giudizio della Corte d’Appello la Microsoft, perdurando la condanna, potrà nuovamente ricorrere alla Corte Suprema per contestare eventuali errori formali nell’istruzione del processo.
Tale protrarsi del procedimento non fa altro che nuocere al riaffermarsi della legalità nel mercato dei browser e dei sistemi operativi, sconvolti dagli spregiudicati comportamenti delle aziende dominanti, che prima eliminano i concorrenti e dopo, eventualmente, rispondono dei propri comportamenti.
Dal punto di vista normativo il sistema americano, in virtù di una legge denominata Expediting Act, avrebbe potuto intervenire in tempi brevi, con una sentenza inappellabile della Corte Suprema: i giudici hanno però preferito seguire i normali iter processuali, non tenendo conto che una sentenza ritardata sarà comunque ingiusta.
L’importanza di decisioni magari non perfette ma almeno rapide, volgendo lo sguardo alla realtà italiana, è stata invece compresa dalla Registration Authority, che nelle nuove regole di naming (https://www.apogeonline.com/informaz/art_404.html,in vigore dal 10 agosto 2000) ha previsto che i conflitti per i domini dovranno essere risolti mediante arbitrati irrituali: data la lentezza e scarsa flessibilità dei giudici, il ricorso a esperti super partes come organi giudicanti sembra diventato indispensabile poiché, come diceva un grande cuoco francese maestro nell’arte dei soufflé, in certi campi è “meglio mai che tardi”.