Riflettere sui libri nuovi davanti a quelli antichi mi porta a pensieri eterogenei, come durante la visita a Illuminare l’Abruzzo. Codici miniati tra Medioevo e Rinascimento in programma a Palazzo de’ Mayo a Chieti fino al 31 agosto.
Che le pagine da sfogliare siano, no pun intended, solo un capitolo della storia del libro, è risaputo e non c’era bisogno per questo di contemplare lo splendido Exultet dell’XI secolo. Ugualmente, davanti al manoscritto di sei metri da srotolare a guida dei fedeli nella liturgia, l’ho avvertito come forte promemoria.
Le rappresentazioni scheuomorfe di fogli che si arrotolano spostandoli con il dito su iPad hanno assunto un altro significato, da riproduzione della realtà in nome del comfort a pedaggio da pagare alla tradizione prima di compiere un passo successivo. L’idea della pagina, nell’era digitale, tende al retaggio.
Ma più di questo, la meravigliosa imperfezione. Il calligrafo dell’XI secolo e la sua precisione quasi sovrumana eppure infinitamente più umana di quella che può offrire la tipografia geometricamente impeccabile del computer; le immagini evocative, magiche dell’illustrazione che ha da poco passato l’anno Mille (1057, per la precisione).
La tipografica digitale riesce a portare imperfezione, nient’affatto meravigliosa, solo quando ci si scontra con le incompatibilità degli standard e l’analfabetismo CSS dei più. L’illustrazione degli ebook è ai primordi e, prima che trasmettere suggestione, deve ancora trovare la strada verso un’alta risoluzione degna del nome.
Che lungo cammino da sostenere, negli occhi il traguardo di opere così compiute da poter ammirare la loro imperfezione.